domenica 8 aprile 2018

Il tigrone degli orecchi






C’erano in India, qualche tempo fa, due bellissimi fratelli tigrotti: Azan e Azafat.
Erano due tigrotti proprio a posto, se la spassavano tutto il giorno nella giungla inseguendo bacherozzi e facendo agguati agli armadilli, ridendo come due matti.
Il papà tigre era spesso via per lavoro e quindi toccava a mamma tigre inseguirli per farli rientrare a casa e cercare di fargli fare i compiti.
Un brutto giorno però nella giungla dell’India dove vivevano i due fratelli tigrotti arrivò un temibile cacciatore, Gigetto il cacciatorino.
Era conosciuto in tutte le giungle del mondo per essere spietato e bassino, e infatti doveva il suo soprannome al fatto che, se l’uomo è cacciatore, Gigetto era cacciatorino.
Questo cattivissimo girava per tutte le giungle a catturare animali da portare via e vendere, agli zoo, ai circhi o a qualche matto che gli piaceva di tenere in casa animali selvaggi, così, come se fosse una roba divertente.
Gigetto aveva fiutato nell’aria i due tigrotti e, posizionate le trappole, si mise ad aspettare.
Azan e Azafat, che stavano inseguendo un farfallone gigante verde e blé, a scuola avevano saltato la lezione di evitamento trappole, perché quel giorno lì avevano la febbre e quindi:
 PLUFF e RI-PLUFF!
Ci cascarono dentro come due salamoni.
Gigetto si fregava le mani tutto contento: due bei tigrotti così gli avrebbero fruttato tanti soldoni.
E così Azan e Azafat vennero imbarcati su un cargo battente bandiera Balinese e portati in Europa; Gigetto vendette subito Azan allo Zoo di Brandeburgo, e tutti i visitatori rimanevano ammirati dal suo ruggito e dalla sue fierezza, e dicevano “mamma mia che bel tigrone c’ha il nostro zoo, guarda come si vede che è un animale pericoloso e assassino! Guarda che dentoni! Senti che ruggito!”
In realtà Azan ruggiva e mostrava i denti perché era spaventato e voleva la sua mamma e il suo fratellino, ma tanto chi lo capiva?
Azafat invece, quando si vide portare via Azan, diventò triste e silenzioso.
Stava in un angolino della sua gabbia e alzava a malapena la testa quando Gigetto e i suoi uomini lo mostravano a qualche compratore, ma nessuno voleva una tigre silenziosa e immobile. “Sembra un tappeto” disse a Gigetto il direttore dello Zoo di Mosca, e Gigetto digrignava i denti perché nessuno se lo voleva comprare.
Alla fine, anche per non stare sulle spese, lo vendette con uno sconto tremendo al Cavaliere Luigi Sparini, direttore del Circo Sparini, un piccolo circo che girava in provincia.
Gigetto fu contento d liberarsi di Azafat, mentre il Cav. Sparini aveva pensato che, male che andasse, avrebbe sempre potuto mostrare una tigre, anche se silenziosa e immobile, a gente che non sapeva neanche com’era fatta una mucca.
Così Azafat prese a girare l’Italia con il circo Sparini, sempre immobile, in un angolino della sua gabbia.
Da Rimini a Sampierdarena, da Ceresole a Vibo Valentia, il circo Sparini girava l’Italia in lungo e in largo, ma in ogni posto la visione della tigre creava più delusione che interesse.
“Ma non dovrebbe ruggire?” chiedeva uno spettatore. “Ma perché non mostra i denti” Chiedevano i bambini. E il Cav. Sparini pensava che forse sarebbe stato meglio liberarsi di quel tigrone inutile.
Una sera il Circo era a Peschici, nel Gargano in Puglia, e Rosa la cuciniera del circo stava preparando per la cena un piatto tipico: le orecchiette al pomodoro.
I bambini del circo, che come tutti i bambini di questo mondo mangiavano più con gli occhi che con lo stomaco, gridavano che ne volevano un bel piattone ricolmo, così Rosa preparò veramente TANTE orecchiette.
Risultato: i piattini rimasero pieni a metà, perché nessuno di quei fessacchiotti era riuscito a finire il suo.
A Rosa dispiaceva buttare via così tanto buon cibo, così raccolse tutte le orecchiette avanzate e fece il giro delle gabbie, per vedere se qualche animale voleva finirle.
L’elefante non le degnò neanche di uno sguardo, le scimmiette, solite scherzose, ne presero una manciata e cominciarono a tirarsele, il Leone rifiutò gentilmente e anche i cavalli voltarono il muso dall’altra parte.
A Rosa non rimase che spingere un piatto nella gabbia di Azafat, il tigrone.
L’odore delle orecchiette al pomodoro parve risvegliarlo e Rosa, a bocca aperta, vide Azafat finalmente ALZARSI dal suo angolino!
Pucciò il musone dentro il piatto, diede una prima leccatina e gli occhioni tigreschi si accesero! MAMMA MIA COM’ERANO BUONE!!!
SI sbafò un piattone di orecchiette così in meno di un minuto e quando Rosa fece per ritirare il piatto Azafat ci mise sopra il suo zampone e cacciò un RUGGITONE che si sentì in tutto il circo.
Il Cavalier Sparini, che se ne stava seduto dall’alta parte del tendone si alzò di scatto e chiese “Ma cosa succede!? Chi sta facendo l’imitazione della tigre!!”
Arrivò Rosa di corsa, ansimando. “Cavaliere! Cavaliere! È il tigrone!! GLI PIACCIONO LE ORECCHIETTE!!!!”
La voce si sparse in un minuto e tutto il circo si mise davanti alla gabbia di Azafat per vedere il loro tigrone ruggire come un matto, girando in tondo nella gabbia, finché non gli veniva portato un altro piatto di orecchiette. E tutti applaudivano, comprese le scimmiette.
Il Cavalier Sparini fiutò l’affare, e fece subito stampare dei grandi manifesti in cui si leggeva “Azafat! Il tigrone mangia orecchiette!”
Ma, per un motivo o per l’altro, la gente non capì a cosa si riferisse quel titolo e così, di bocca in bocca, si venne a pensare che Azafat, il tigrone del circo Sparini, mangiasse delle orecchie piccole, tipo quelle dei bambini.
Inutile dire che, la sera dello spettacolo, il Circo Sparini era tutto esaurito.
Tutti volevano vedere questo misterioso numero del tigrone Azafat; compreso il Sindaco in persona, che si era fatto accompagnare da due carabinieri nel caso ci fosse da interrompere lo spettacolo perché troppo pauroso o pericoloso.
I numeri del circo Sparini scorsero tra gli applausi, ma il pubblico non aspettava che l’arrivo del tigrone mangia orecchie, tutti volevano VEDERE!
Come Azafat entrò in scena tutti i bambini del pubblico si tapparono le orecchie con le mani! Nessuno voleva che il tigrone si mangiasse proprio le sue orecchie!!!
Azafat fece un paio di bellissimi ruggiti: uno in Si bemolle e l’altro in Re diesis, con un acuto un po’ strappato che però fece molto effetto sul pubblico.
Il Cavalier Sparini, elegantissimo in cappello a tuba e stivali neri lucidi, con il frak rosso fuoco , gridò “Fate entrare le orecchiette!” e tutto il circo ammutolì.
Dalla tenda apparì Rosa, tutta vestita da gran cuciniera indiana, con in mano un pentolone col coperchio.
Come alzò il coperchio nell’aria si sparse un buonissimo profumo di orecchiette al pomodoro e Azafat cacciò un RUGGITONE DEL CONTROCIUFOLO!!! Tanto che anche molte mamme e papà si misero le mani sulle orecchie.
E così, mentre Rosa gli faceva fare un sacco di esercizi Azafat si mangiò per benino tutto il pentolone, arrivando pure a leccare il fondo quando le orecchiette erano finite. E se ne uscì tra gli applausi fortissimi del pubblico.
EVVIVA IL TIGRONE DEGLI ORECCHI!!! EVVIVA gridavano tutti, e il Cavalier Sparini si inchinava commosso, carezzando il testone di Azafat che si leccava i baffi per pulirsi bene anche dell’ultimo rimasuglio di orecchietta al pomodoro.
Così, in quella serata trionfale, nacque la leggenda del tigrone degli orecchi.
Ed è una leggenda così famosa che, ancora oggi, quando i papà o le mamme vogliono fare un po’ di paurina ai loro bambini, si mettono dietro alle loro piccole orecchiette e gli sparano un bel GGRAAAUU! Alla maniera di Azafat.
E i bambini se la ridono come dei matti a farsi venire il brividino di paura dalla mamma o dal papà, perché sanno che tanto nessuno gli mangerà mai le loro belle orecchiette; neanche Azafat, il tigrone degli orecchi. 

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