domenica 8 aprile 2018

La notte di Antavleva


Era proprio una brutta serata all’isola della Tortuga e tutti quei piratacci se ne stavano rintanati, belli al calduccio, al Marinaio Mogio, il bar dell’isola.
Pino Wilson, il barista, continuava a servire gran piattoni di zuppa di montone e carote, il piatto preferito dai pirati, e quelli se li mangiavano come tanti maialoni, facendoci sopra anche delle belle puzze!
All’improvviso – SBARADANG! – la porta del Marinaio Mogio si spalanca, facendo entrare un ventaccio freddo e bagnato che fa rabbrividire tutti. 
Un fulmine improvviso disegna sull’uscio un’ombra così minacciosa che tutti quei furfanti si raggomitolano su di loro per la paura.
Poi, alla luce delle lampade del bar, una figura si avanza: è la temutissima e spaventosissima Antavleva Impallomeni, la terribile piratessa.
Antavleva si piazza in mezzo al bar, guarda con disprezzo tutti quei piratacci puzzolenti e sporchi e fa:
“Il mio equipaggio è un momento dal parrucchiere, a Maracaibo, e io devo uscire in mare proprio stasera. Qualcuno di voi, brutti macachi che assomigliano a dei pirati, ha forse il fegato di imbarcarsi sulla mia Dark Lipstick!?”
Il silenzio del bar si fece ancora più pesante, e se non fosse stato per la puzzona – PROOOOTT! - che era scappata a Jack Manostorta, che ci aveva dato dentro con la zuppa, non si sarebbe sentita volare neanche una mosca.
Antavleva aveva lanciato una terribile sfida a quei manigoldi: nessuno, neanche il più cattivo di loro, avrebbe osato portare una donna a bordo della sua nave: era una antica superstizione marinaresca che ai pirati, soprattutto quelli sposati, gli faceva un po’ comodo. 
Così, tipo la domenica, con la scusa che donne a bordo non se ne potevano imbarcare perché porta male, lasciavano la moglie a casa e loro se ne andavano tranquilli in giro, magari a vedere la partita di pallone, in alto mare.
Figurarsi poi salire su una nave comandata da un donna! Ecco perché Antavleva c’aveva un equipaggio di sole donne: nessun uomo ci sarebbe mai salito sulla sua nave, la Dark Lipstick!
Però, si sa, le donne, anche se piratesse, hanno le loro brave esigenze, e così tutto l’equipaggio aveva prenotato il parrucchiere, il famoso Luis Rififì di Maracaibo, proprio quel giorno lì e Antavleva era rimasta senza equipaggio.
Dopo un bel po’ di silenzio si sentì la voce di Capitan Buttafuoco, quel brutto manigoldo, dire:
“Noi non ci saliamo sulla nave con una donna, porta male. E poi, proprio stasera devo andare dal pedicure”
E tutti giù a ridere su quell’insulto scemo e un po’ cattivo, che però si capiva che volevano ridere perché c’avevano una fifa matta, come spesso fanno gli omaccioni brutti.
Antavleva sentiva quelle risate bruciare sul viso, ma non abbassò neanche un secondo lo sguardo e, anzi, li guardava tutti ancora più incattivita.
Allora, dall’angolo in fondo, si alza il nostro amico: Pinin Gamba di Gesso.
“Ci veniamo noi, se la paga è buona”, dice.
Tutto il Marinaio Mogio si volta verso il tavolo dei nostri eroi, facendo “Oooooh!” e mettendo la bocca come se stessero ingoiando una cipolla.
Anche gli uomini di Pinin; Albano, Little Tony e Bobby solo, si voltano verso il loro Capitano e lo guardano come si guarda un matto! Ma che è scemo quello, a salire sulla nave di una donna!?!?
Antavleva guarda Pinin, che si sta lisciando i baffettini perché a lui, un po’, ci piace l’Antavleva.
La piratessa fa un ghigno cattivo e dice:
“La paga sarà tanto buona quanto ve la guadagnerete in battaglia!”
E ancora una volta si sente un “Oooohh!” a bocca aperta di tuti i pirati, che però ‘sta volta guardano Antavleva.
“Uè capo, ma sei scemo!?!” dice sottovoce Albano a Pinin, “Non sai che porta male navigare con le donne!?!” mentre gli altri due fanno sissì col crapino.
Pinin, che continua a lisciarsi il baffettino mentre si guarda la Antavleva, gli fa: “Antichi. Il mondo evolve sapete?”  “E poi non c’avevamo nient’altro da fare che stare qui a mangiare zuppa e puzzette, andiamo: un po’ di aria di mare ci farà bene.”
E così, nel silenzio del Marinaio Mogio, Antavleva Impallomeni se ne esce seguita dai nostri quattro.
Come arrivano al porto, scoppia la lite.
Il fatto è che la Dark Lipstick, la nave di Antavleva, è tutta tenuta bene e – davanti alla passerella – c’è lo zerbino per pulirsi i piedi.
Figurarsi Albano, quello che si fa il bagno solo se è proprio proprio Natale, come se la prende!! Per lui è un’offesa mortale ma, alla fine, con le parole e anche qualche calcione, Pinin e gli altri due lo convincono a salire, dove Antavleva li sta aspettando.
Come sono sul ponte della nave Antavleva gli dà gli ordini:
“Allora, stanotte andiamo al largo dell’isola di Guadalupe, ho informazioni che passerà una Galea spagnola ben carica: la abbordiamo e ci prendiamo tutto. Adesso andate alle vele!”
Pinin, che sarebbe un Capitano anche lui, fa “Ma, come!? Io devo andare alle manovre!? Ma io sono Capitano!!”
E Antavleva: “E ogni tanto bisogna pure piegare il gobbone, bel baffino. Son cose che capitano, capitano”.
Così, mentre quei tre fessi dei suoi uomini se la ridono per quell’affronto che s’è beccato il loro capitano, Pinin va a tirar su le vele, che però non gli dispiace più di tanto perché Antavleva l’ha chiamato “bel baffino” e lui è un po’ vanitoso.
Allora partono, con un mare in tempesta da fare spavento a tutti i marinai. Però i nostri quattro, che sono proprio bravi, si mettono subito a fare un bel lavoro, mentre Antavleva li guarda e comincia a piacergli di avere a che fare con gente che sa andare per mare.
Col ventaccio che c’è arrivano al largo di Maracaibo in un momento e Antavleva decide di nascondere la Dark Lipstick dietro un isolotto, per non farsi vedere mentre aspettano gli spagnoli.
Allora Pinin va da Antavleva e gli fa: “Scusi Capitana, ma per lei va bene così?”
“Perché” fa quella “Così come?”
“No, dico” continua Gamba di gesso “Se teniamo su le vele belle bianche che c’ha la sua nave capace che gli spagnoli ci vedono da tre miglia di distanza, e ti saluto sorpresa!”
Antavleva ci pensa su e poi dice “Va bene, hai ragione.” Perché le donne mica devono star lì a mostrare che sanno tutto loro, come fanno i maschi “Ammainate le vele, però appena arriva la nave spagnola dovete essere dei fulmini a issarle”
Pinin, contento di aver fatto la bella figura che la sua idea era buona, dice “Si figuri Capitana!” ridacchiando, “io e i miei uomini siamo espertissimi.” Perché lui è un maschio e deve far sempre notare che è bravissimo.
Allora, nel silenzio del mare che intanto si è un po’ calmato, se ne stanno lì ad aspettare, fino a che Albano, che scruta nella notte, comincia a urlare “Eccola, eccola!” 
Antavleva, secca, gli fa: “ Non urlare, babbuino!” E Albano si zittisce come uno stupidotto.
Quatti quatti ma rapidissimi tirano su le vele e, come un falco, si precipitano sulla nave spagnola.
Quelli della nave non fanno neanche a tempo a capire che sta succedendo che Pinin e i suoi, sotto gli occhi compiaciuti di Antavleva, sono già a bordo, con gli spadoni sguainati a urlare come aquile.
“Fermi tutti!” “Mani in alto” “Dov’è il carico!?!” “Giù le armi!!”
Senza neanche sparare un colpo gli spagnoli si arrendono subito, con le mani in alto.
Quando però il capitano spagnolo si rende conto che si è arreso ad una piratessa donna va su tutte le furie e fa per tirare fuori il suo sciabolone per attaccare.
Pinin però, che aveva già previsto il gesto, gli dà uno schiaffone forte e gli dice:
“Uè, spagnolitos, tieni le mani a posto che quella lì è il nostro Capitano e ti fa a fette come un salamino!”
E tutti i pirati ridono, mentre Antavleva fa un sorrisino a Pinin che quello a momenti cade per terra!
In quattro minuti svuotano la nave degli spagnoli, caricano la Red Lipstick e se la filano nella notte, non prima di aver bagnato le polveri dei cannoni spagnoli, così non gli possono più sparare.
Con  un bel vento che gli gonfia le vele la Red Lipstick prende la via della Tortuga mentre Antavleva e i nostri mettono le mani sul bottino.
C’è di tutto: monete d’oro e d’argento, pietre preziose, cristalli di boemia e anche sete raffinate e bei vestiti.
Pinin ne prende uno, da femmina, e fa “Questo qui starebbe proprio bene alla nostra capitana!” e tutti i suoi uomini urlano “Viva la Capitana!! Viva Antavleva!!”
Lei, un po’ confusa dal gesto di Pinin, se lo prende tutta rossa in viso e dice “Adesso vado a mettermelo” e sparisce nella sua cabina.
Dopo dieci minuti esce, tutta agghindata come una gran dama, così bella che quei quattro scimmiotti se ne stanno lì, a bocca aperta, a vedersela tutta.
“Beh?” fa Antavleva, nervosa, “Cosa c’è!? Vi ha punto la mosca tzè tzè e vi ha paralizzato!?”
E allora Pinin con un gesto svolazzante si leva il cappellaccio con la piuma e si inchina, dicendo:
“Siamo onorati di essere stati al vostro servizio, Capitana Antavleva” e tutti gli altri applaudono.
Allora Antavleva, un po’ commossa, gli fa: “Va bene, va bene, andiamo su a mangiare qualcosina, che avrete fame.”
“SI!” risponde Little Tony, che lui ha SEMPRE fame.
Poi, dopo aver mangiato arrosto di agnello con le patate, Antavleva mette in mezzo alla tavola una torta.
“Questa” dice “E’ la torta di rabarbaro e noci, me l’ha insegnata mia nonna perché, anche se non lo devo dire in giro che non fa tanto piratessa, a me piace fare le torte.”
E Little Tony: “Oh! Ma che che combinazione! A noi piace mangiarle le torte!”
E tutti a ridere.
Arrivati alla Tortuga si spartiscono il bottino, poi Antavleva gli dice:
“Cari signori, vi ringrazio, mi avete insegnato che non tutti i pirati sono dei perdigiorni paurosi e puzzolenti.” Poi guarda Albano e dice: “Vabbè, facciamo solo paurosi…” 
Mentre tutti, tranne Albano, ridono Pinin Gamba di Gesso si ritoglie il cappello e dice:
“E voi, Capitana Antavleva, ci avete insegnato che le superstizioni sono stupide e che navigare con una donna può essere molto piacevole.”
Allora Antavleva lo tira per il bavero della giacca e GLI DA’ UN BACINO!!
Pinin diventa rosso, poi verde, poi bianco, poi giallo e poi blu! Mentre quegli altri tre ridacchiano come macachi fessi, dicendo “Gli ha dato un bacinoooooooo!!!”
“Non era quello che volevi?” fa Antavleva, da finta tonta. E Pinin, ancora tutto rosso in faccia: “Sissississisì!”
E così, da quel giorno, è nata una bella amicizia tra Antavleva Impallomeni e i nostri quattro piratoni.

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