domenica 8 aprile 2018

Il gommista più veloce del West


Tanti anni fa, nel selvaggio West, dove la vita di un uomo valeva solo la prontezza delle sue pistole giunse un giovane immigrato calabrese, Pino Barile.

Pino non era un tipo litigioso, non aveva neanche la pistola, e si stabilì nella tranquilla cittadina di Whichita Falls, dove regnava la legge e l’ordine.
Per non stare con le mani in mano decise di aprire subito la sua attività e così i cittadini videro questo ragazzo affittare un negozio con annessa officina e, nel giro di una settimana, orgogliosamente alzare l’insegna “pino Barile - Coperture in gomma”.

Ora, all’epoca, le automobili non c’erano, anzi non erano neanche state inventate, le motorette uguale e di biciclette, in tutta la città, ce n’era solo una, quella della bella figlia del Sindaco, la signorina Eliza.

Pino però non era un tipo da castelli in aria e si mise subito a illustrare ai suoi concittadini i benefici che le applicazioni della gomma potevano dare.

Convinse Old Wild Jack, un mandriano, a farsi gommare il cavallo e gli mise su quattro copri-zoccoli in gomma, con un battistrada che teneva da far paura anche sul bagnato.

Al Saloon non si parlò d’altro per una settimana; e chi diceva che non pensava che Jack fosse un tipo effeminato e chi, invece, diceva che finalmente il progresso era arrivato anche a Wichita Falls.

Quando, una sera, finalmente Jack passò per il suo cicchettino lo subissarono di domande: come andavano ‘sti zoccoli nuovi, perché li aveva messi, cosa costavano, se aveva notato un incremento nei consumi.

Jack disse che, da quando aveva istallato i nuovi copri-zoccoli il vecchio Trappola, il suo cavallo, andava molto meglio su e giù per i canyon, teneva di brutto, e che erano molto silenziosi, roba utile quando dovevi arrivare di soppiatto sul vitello che era scappato.
D’altra parte però tutto ‘sto silenzio nella prateria non è che servisse molto e, quando - occasionalmente eh? - Jack si faceva una gollata di troppo e perdeva Trappola, era dannatamente difficile ritrovarlo, adesso che che non faceva più rumore!

Insomma la discussione lasciò quasi tutti sulle proprie posizioni, tranne Jim Roscoe che, avendo accennato alla cosa dell’effemminato, grazie ad un bel cazzottone che Jack gli aveva assestato spedendolo fuori dal saloon, si ritrovò seduto in mezzo alla strada…

Ma ‘sta roba del silenzio giunse alle orecchie, cosa un po’ strana visto che era un silenzio, delle signore di Wichita Falls.

Il giorno dopo erano già in coda da Pino, per farsi gommare i loro cavalli e non sentire più quel fastidioso scalpitio quando andavano dalla modista o in passeggiata.

Pino, che sapeva cogliere le opportunità, propose loro, con un piccolo costo extra, una vasta gamma di fantastici colori: nero, nero un po’ più chiaro, nero quasi grigio e un bel grigio che subito diventò il colore di grido, tutte volevano averlo!

Il reverendo Johns, il pastore del paese, corse dal sindaco perché fermasse questo abominio; se il Signore avesse voluto dei cavalli silenziosi li avrebbe fatti con gli zoccoli già di gomma e, insomma, era il momento che si fermasse questa fiera di vanità inutile.
Il sindaco, che aveva una moglie graziosa ma un po’ battagliera, decise subito che il male minore era mandare a stendere il prete, piuttosto che sentire le urla di quella strega di sua moglie e liquidò il buon pastore dicendogli che non capiva come mai la Chiesa, questa volta, si opponesse al progresso umano; non era mai successo!

Colto impreparato il reverendo se ne andò, ma meditava la sua vendetta verso quel malefico italiano che aveva corrotto le pecorelle del suo Gregge…

A Pino però, dopo l’iniziale successo, le cose non è che andassero poi così bene: tranne qualche sparuto caso i Cow-Boys non si erano fatti convincere dal gommare i loro cavalli e, ormai, quasi tutte le signore di Wichita Falls avevano fatto l’acquisto.
Pino si era inventato delle migliorie, come un nuovo battistrada più adatto alla velocità, aveva sperimentato con dei nuovi colori che, però, tendevano tutti inesorabilmente al nero. 

Aveva addirittura organizzato una serata di informazione, affittando il granaio di McTurner, dove aveva spiegato come era importante fare un controllo degli zoccoli periodicamente, soprattutto in previsione di qualche viaggio lungo.
Ma gli affari languivano.

Solo la bella Eliza gli portava spesso la sua preziosa bicicletta, ma erano più che altro visite di cortesia, perché Eliza non sapeva andare in bicicletta e le sue ruote erano immacolate come il giorno che il babbo gliel’aveva regalata…

Si era adattato a usare la gomma per altri scopi, come sistemare lo scarico del lavandino del Saloon, ma erano lavoretti di poco conto, che non gli piacevano e che gli fruttavano poco.

All’inizio della primavera il Sindaco, tutto emozionato, radunò i cittadini per annunciare che, da lì a poco, sarebbe passato per Wichita Falls il corteo reale della regina di Cappadocia, in visita ufficiale nel selvaggio West.
Era un’occasione per far parlare della loro città nel mondo intero e non potevano perdersela.

Stabilì quindi che tutta la cittadina andava ripulita, le strade liberate da immondizia o sterpaglie, le case e i negozi rinfrescati e ridipinti, insomma si doveva tirare a lustro Wichita Falls per una visita così importante!

Anche Pino fece la sua parte; dopo aver abbellito il suo negozio con una nuova sgargiante insegna aiutò altri a fare lo stesso.
Diede anche la dimostrazione di una sua nuova invenzione, il tubo di gomma, con cui - collegandolo ad un rubinetto, si poteva spruzzare acqua a distanza, per lavare facciate o bagnare le strade.
L’invenzione fu molto apprezzata, ma ebbe scarso successo, anche perché l’unico rubinetto del paese era nel saloon e gli altri l’acqua la prendevano dai pozzi.

Insomma per il gran giorno Wichita Falls era così brillante che la si poteva vedere a miglia di distanza.

Verso le quattro le vedette mandate dal Sindaco corsero in città a riferire che il corteo reale stava arrivando, e che corteo!

Dopo un battaglione di guardie reali di Cappadocia a cavallo, tutti impettiti nelle loro corazze e nei loro elmi piumati, passarono le truppe a piedi, i temutissimi Falangisti di Cappadocia (o Faladocia per brevità) con il loro caratteristico profumo di bagnoschiuma Vidal, poi sfilarono le carrozze dei dignitari, dal primo segretario di Sua Maestà, al secondo, al terzo, giù giù fino al Gran Provveditore di Marchedabollo da cinquanta, per finire con le carrozze del Gran Ciambellano e del Gran Tazziere, che servivano personalmente, ogni mattina, la colazione di Sua Maestà.

Infine, sfavillante di oro e di specchi, il cocchio reale di Cappadocia; una carrozza enorme, trainata da sedici cavalli bianchi con le criniere tutte infiocchettate, che sapevano nitrire anche in francese.

Giunto davanti al municipio il cocchio reale si fermò e l’araldo proclamò l’arrivo della Regina:
“Sua altezza reale, Donna Augustina Fernanda Giuseppa Carlalberta terza, Regina di Cappadocia, Duchessa del Belize, Signora di Isernia e Molfetta, Dama del Baden Wuttemberg, Prima Ragioniera di Francia, Conquistatrice della Kamchatka a Risiko, coinquilina del Re del Belgio, citofono A3”

Accidempoli! Nessuno a Whichita Falls aveva mai sentito un nome così lungo e il Sindaco, che non voleva far figure, pensò bene di presentarsi come:
“Il molto onorevole Dottor Floyd Teofilo Patterson, di fu Rudolph e McIntyre Agatina, Sindaco di Wichita Falls, membro del consiglio di sagrestia, anche capo dei pompieri e poi primo accalappia cani della contea di Wichita”

I suoi concittadini se la risero un po’, soprattutto ripensando al fatto che, l’unica volta che il Sindaco aveva fatto l’accalappia-cani, aveva scambiato un lupo per un randagio, e il lupo non l’aveva presa benissimo…

Comunque, fatte le presentazioni, la regina fece riferire che avrebbe volentieri preso parte al ricevimento in suo onore la sera stessa, tipo otto, otto e mezza. Ma adesso andava a riposarsi perché si sentiva un po’ stanca per il viaggio.

La sera infatti, durante il banchetto, raccontò che il cocchio reale mal si adattava alle piste e agli sterrati del selvaggio West, e che ogni trasferimento fino a Wichita Falls era stato molto pesante e doloroso per le sua reale persona e, soprattutto, per le sue reali chiappe.

In realtà non si espresse proprio così, ma fu così che i cittadini capirono il problema.

Anche Eliza era al banchetto e quando Pino la cercò, perché a Pino Eliza piaceva parecchio, la trovò tutta raggiante.

Un inglese al seguito di sua Maestà, un certo colonnello Dunlop, le aveva promesso di insegnarle ad andare in bici!!

Questo Dunlop era un damerino un po’ schifezzello e fetentuccio, e si capiva che della bicicletta di Eliza non gliene fregava niente ma che volentieri se la sarebbe portata a Londra per mostrarle il Big Ben.
Squadrò Pino dalla testa a i piedi con un sogghigno, e poi disse ad Eliza, “venga cara, andiamo a fare due passi senza mischiarci con il popolo…”

Pino stava per rispondere ma poi vide che Eliza era felice come una pasqua e non la smetteva di raccontare a tutte le sue amiche la storia della bicicletta, così si allontanò e ci rimase solo un po’ male. 

Tornò a casa pensando alla serata, alla carrozza di sua Maestà e alla bicicletta di Eliza.

Il giorno dopo, di primo mattino, si precipitò nell’ufficio del Sindaco.

“Ho la soluzione!” Gridò.

Il Sindaco, appena svegliato, a momenti ci rimaneva secco!

“Ma Pino! Che modi sono!? A quest’ora poi!?!?! E che soluzione??!”

Pino gli disse che aveva trovato il modo per far veramente parlare di Wichita Falls in tuto il mondo, che si fidasse di lui e che gli garantisse l’accesso al cocchio reale di Cappadocia.

Il Sindaco non voleva problemi, però l’idea di veder diventare famosa la sua città non gli dispiaceva.

In breve convinsero il palafreniere e l’araldo reale a farsi una bevuta, offerta dal Sindaco, al saloon, così che Pino potè lavorare tutto il giorno sul cocchio.

Alla sera il Sindaco fece dire a Sua Maestà che gli avrebbe fatto piacere portarla a fare un giro per la prateria, per farle vedere i dintorni.

Sua Maestà non ne aveva proprio voglia: “un altro giro per queste strade polverose e scomode? Non penso proprio!!”
Ma il Gran Ciambellano, aiutato dal Tazziere e dal Cioccolatiere caldo, la convinsero che non si poteva fare uno sgarbo così a quei simpatici villici.

Così, a malincuore, la regina Augustina salì su cocchio Reale, dove già l’aspettava il Sindaco.

Si avviarono verso la prateria e, sin da subito, la Regina si complimentò con il suo ospite perché non sentiva sobbalzi.
“Sa Signor Sindaco? É la prima volta che trovo delle strade così ben tenute, davvero le migliori del West!”
Il Sindaco gongolava. Diceva “Grazie Maestà, grazie.” E intanto si fregava le mani.

Ad un certo punto anzi si sporse verso il cocchiere e disse “Qui puoi andare anche un po’ veloce, che così è più bello!”.

La Regina già si era fatta bianca in volto: “Ma cosa dice!? Come si permette!?! Vuole che ci frulliamo qui dentro? Non sa che ogni sasso sulla strada è come una pugnalata nel mio… nel mio… nel mio personale?!?”

“Vedrà Maestà, vedrà…” diceva il Sindaco.

E, più che vedere, la regina sentì.

Un bel nulla.

Non uno scossone, non un balzo, non un cigolio sospetto dal divano della carrozza.

Le reali chiappe erano realmente comode!

Un successone!

Tornati in città la Regina volle conoscere personalmente il responsabile del miracolo e così le presentarono Pino, che le spiegò che si era limitato a mettere dei nastri di gomma sulle ruote del cocchio e dei pezzi di gomma spessa tra il cocchio e le ruote stesse.

La Regina di Cappadocia decise sull’istante di concedere un’onorificenza a Pino quando si sentì una voce dal fondo della sala.

“Beh? Non è mica un’idea nuova…”

Era il Colonnello Dunlop, quello che voleva insegnare a Eliza ad andare in bici.

“Nel mio paese queste cose si fanno già, ci sono parecchi gommisti.” disse.

Gommisti!?! Pensarono tutti. E che cos’era un gommista?!?

E Dunlop spiegò, con sufficienza e un po’ di noia, che quel Pino non aveva fatto niente di sbalorditivo, aveva solo copiato (disse proprio copiato, come se Pino fosse un copione!) quello che in Europa facevano già in molti.

Il Reverendo Johns, quello che meditava vendetta da tempo, non sapeva se gioire per la brutta figura di Pino o disperarsi perché questo abominio della gomma aveva già preso piede in Europa, Nel dubbio sorrideva furbetto, però passava tra le sue pecorelle seminando sospetto e paura, cosa che un uomo di Chiesa non fa mai.

La Regina aveva già messo via la spada da cerimonia (non si poteva mica fare cavaliere un copione) e chiese al Dunlop di spiegare bene.

“É semplicissimo Maestà”, disse quello “uno gli porta la carrozza e, nel giro di due o tre giorni, la va a ritirare ed è completamente silenziosa e confortevole quindi…” 

Ma non potè finire, perché Pino lo interruppe con un grido

“DUE O TRE GIORNI!?!?!”
“Ma che razza di fannulloni siete se io, che era la prima volta che lo facevo, ci ho messo meno di quattro ore!?!”

“Questo è impossibile” sbraitò Dunlop “Oltre che copione sei anche un gran bugiardo!”

“Bugiardo a me!?!” Disse Pino (perché nel West dare del bugiardo non era proprio bello, anche più brutto di farlo adesso a Mogliano Veneto o a Radicofani) “Ti faccio vedere io!”

Così, anche con l’aiuto del Sindaco che voleva difendere l’onore di Pino e di Wichita Falls, organizzarono una gara di velocità.

Furono portate due carrozze identiche davanti al negozio di Pino, su una avrebbe lavorato lui e sull’altra Dunlop, per vedere chi faceva prima.

Al suono della trombetta del vice-maresciallo aggiunto dei corazzieri reali la gara partì.

Subito si capì che non c’era gara: mentre Pino si era messo al lavoro immediatamente Dunlop, tutto preoccupato dallo sporcarsi la giacchetta, aveva cercato uno straccio, perché non voleva ungersi.
Poi si era lamentato che le ruote erano troppo pesanti.
Poi che i sedili della carrozza puzzavano di sigaro.
Poi che faceva troppo caldo.
Poi che c’era polvere.
Poi che lui si era appena fatto fare la manicure dalla sciampista reale e così si rovinava le mani.
Poi che…

“FINITO!” Urlò Pino.

E aveva finito davvero!

Tra gli applausi del pubblico e i complimenti del Sindaco Pino mostrò il suo lavoro alla Regina, che volle fare un giro subito sulla carrozza preparata da Pino.

Ne scese dicendo che era ancora più comoda del cocchio reale e che, anzi, la comprava subito perché così si che era un bel viaggiare.

A sera, di fronte alla cittadinanza, spontaneamente ed entusiasticamente tutta riunita, la Regina fece inginocchiare Pino davanti a lei, sguainò lo spadone da cerimonie e lo nominò, sul posto, Grand’Ufficiale dell’Ordine della Reale Comodità di Cappadocia.

Pino la ringraziò e poi disse, “Senta Maestà, mi scusi se approfitto, ma non ci sarebbe un modo per farmi un po’ di pubblicità? Sa, qui, gli affari vanno un po’ a rilento…”

La Regina si consultò con il Ciambellano, il Tazziere, Il cioccolataio Caldo e, questa volta, anche il gran Marmellatiere alla Fragola, vista l’eccezionalità della cosa. 

Poi si voltò e disse:

“Noi Augustina di Cappadocia, conferiamo al Grand’Ufficiale Pino Barile il titolo onorifico di 
GOMMISTA PIÚ VELOCE DEL WEST!”

Venne giù il teatro! 

Pure il Sindaco si commosse e piangeva come un agnellino così che, quando Eliza le disse che quel Dunlop era un cretino e che lei voleva sposare il Pino, dovette dire di sì tra mille singhiozzi di contentezza.

Da quel giorno Pino divenne il cittadino più famoso ed ammirato di Wichita, ma anche del West. E venivano anche da lontano, tipo Tucson o Chattanooga, per farsi modificare le carrozze da lui.

Ed Eliza?

Beh, per farsi perdonare di essere stata attratta da quel manichino del Dunlop chiese a Pino di insegnarle lui ad andare in bicicletta, ora che erano marito e moglie.

E il Pino disse “non c’è mica più bisogno che te impari, ho già fatto la modifica, guarda.”

Le aveva messo le rotelle.

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