lunedì 30 dicembre 2019

Incompatibile

“Non sono il tuo tipo?” l’uomo alzò la voce ma, subito, cercò di ricomporsi, sorridendo forzosamente.
“Mi… mi sembra un po’ futile come pretesto, mia cara. Soprattutto un po’ debole dopo tutto questo tempo trascorso insieme.”
Il suo volto si irrigidì.
“Che non fossi il tuo tipo forse potevi dirmelo un po’ prima, non ti pare?”
La donna si voltò verso la balconata della terrazza, che dava sul giardino della villa.
L’uomo si voltò dall’altra parte, a osservare la festa che procedeva, all’interno. Poi riprese.
“Mi sembra un po’… un po’ comodo, arrivare solo stasera a questa… questa dichiarazione”
“Forse sarebbe stato meglio dirlo subito, quando abbiamo cominciato a frequentarci, non ti pare?”
“Non ti conoscevo abbastanza” disse la donna, voltandosi.
“Ah! Non mi conoscevi! Non sapevi chi ero quando ti ho conosciuta alla festa dell’ambasciata? Non ti sei chiesta come mai io, l’unico sotto i cinquant’anni tra tutte quelle carampane, fossi stato invitato?”
“Non sapevi, neanche dopo, quando ti ho invitata allo Sporting, chi era la persona con cui ti accompagnavi, non capivi come mai tutte le signore ti guardassero cercando di capire chi eri tu!?”
“Non ti sei chiesta come mai tutti i miei amici, l’élite del Paese, venissero a chiedermi dove ti avevo scovata? Gli sguardi di invidia verso di me ma, soprattutto, verso di te?”
“Non ti conoscevo abbastanza come persona.” Rispose la donna, abbassando lo sguardo.
“Come persona! Eh già, chi sa come sarà la persona che, in questi mesi, ha soddisfatto tutti i tuoi desideri: dal farti vedere i miei uffici in centro fino agli stabilimenti in Brasile, dal ricoprirti di attenzioni e regali fino al piegarsi a mangiare sempre e esclusivamente sushi! Io non sopporto il pesce crudo!!”
“Non è questo… è che proprio non sei il mio tipo…”
“Ancora! Vorrei proprio sapere come è il tuo tipo allora!!” gridò l’uomo.
L’alieno guardò attraverso le vetrate della villa, il party continuava senza che nessuno facesse caso alla scena che si stava svolgendo fuori, sulla terrazza; nessuno aveva sentito l’uomo alzare il tono della voce.
Ripensò alle istruzioni ricevute, 25 anni luce prima, direttamente dal Consigliere Reggente.
“Voi” aveva detto “Sarete i nostri esploratori nel pianeta, dovrete mescolarvi senza mostrarvi, carpire le essenze vitali del pianeta inserendovi tra la classe dominante.”
Era stato un bel discorso, solo in parte rovinato dall’assegnazione dei ruoli.
A lui, il più esperto e addestrato della squadra, era toccato il ruolo più infame; quando lo avevano assegnato gli altri avevano vibrato le vertebre oculari, di nascosto.
Solo il Consigliere Reggente era rimasto impassibile.
“Cosa avete da vibrare!?! Non avete capito? Xhagrr ha il compito più importante! Solo lui è in grado di assumere questa identità, una forma che gli permetterà di entrare nei gangli vitali del pianeta con facilità, perché abbiamo verificato che gli esseri dominanti sono particolarmente vulnerabili di fronte a questi attacchi.”
Si interruppe, per creare tensione, non si sentiva muovere una scaglia.
“Per bramosia di dominio abbassano le loro naturali difese e, spinti dalla sete di affermazione, diffondono ulteriormente l’attacco tra i loro simili.”
Era calato il silenzio.
“Xhagrr arriverà molto in alto, e sarà molto utile ai nostri progetti. E per farlo ha facoltà di procedere come meglio crede.”
Come procedere con un’orda di esseri affamati di potere e bramosi di manifestarlo in ogni modo, dal controllo delle ricchezze del pianeta alla conquista di tutti gli altri esseri?
Come procedere con individui così arretrati da mangiare solo esseri morti, per di più cotti!!
Come procedere se non utilizzando la loro presunta forza come strumento per dominarli e controllarli, come loro vera debolezza?
Come procedere per terminare la discussione in terrazza tra il magnate che possedeva metà delle ricchezze del paese e la misteriosa donna che gli aveva rapito il cuore, una discussione che rischiava di attirare troppe attenzioni?
La donna scosse i lunghi capelli biondi e alzò lo sguardo sull’uomo che, livido di rabbia, aspettava da lei una risposta.
Xhagrr decise che era meglio finirla lì: senza troppe spiegazioni e troppe potenziali ripercussioni negative.
Chiuse mentalmente il circuito muta forma.
L’uomo, sbalordito, vide come un’ombra di sorriso dipingersi sulla bocca di Xhagrr, ma era una bocca quella?
Non si accorse neanche del quinto tentacolo podale che, con rapidità e precisione, si era andato a conficcare precisamente nel suo petto, inoculando una scarica elettrica letale direttamente nel ventricolo sinistro.
Mentre, agonizzando per l’infarto, si accasciava a terra vide ancora per l’ultima volta la bionda stupenda e perfetta ricomporsi nella forma che lui aveva cercato di fare sua e guardarlo, quasi imbronciata, mentre gli diceva:
“Insomma, se non sei il mio tipo non sei il mio tipo...”