martedì 20 maggio 2008

Le lacrime del capitano

E come potevamo noi cantare?

il caldo schiacciava i nostri cuori, soffocava i nostri guizzanti palloni in appiccicose melasse striscianti sul prato.

L'afa favillava nelle nostre gole, strozzando le speranze di mettere dentro quella maledetta sfera triste.

Ancora, e ancora e ancora sempre più lentamente e sempre più mestamente, sfiduciati di tutto, fiaccati dal caldo che ci spalmava sul campo, come eroi di burro scaduto.

Saliva la temperatura della cocente delusione, apparivano spettri telecronistici che nessuno evocava e che tutti scacciavano, invano, dalla mente.

E come potevamo noi cantare?

Il mare d'estate, spenta la sua forza ed il suo rigore invernale, lambiva in ondine senza convinzione le sponde brasiliane, sperando in una marea che ritirasse tutto.

Il tempo, dilatata la sua importanza, ci trascinò verso rigori senza speranze, e disperati furono.

Una generazione si era vista negare l'Ultima Occasione. Gli Eroi Che Meritavano avevano perso, caduti nella polvere infarinante tra mille americani idioti e ignoranti.

E come potevamo noi cantare?

Unica consolazione di quella terra riarsa e dolente, unica goccia di amara umidità, le lacrime del capitano. Le sue e le nostre.