domenica 8 aprile 2018

Gionni Bigud


Laggiù in Louisiana, vicino a New Orleans, nel profondo della foresta tra i sempreverde c'era una capanna fatta di terra e legno dove viveva un ragazzo di campagna chiamato Gionni Bigud.
Non aveva mai imparato a leggere né a scrivere bene ma suonava la chitarra come fosse un campanello.
Gionni era veramente bravo con quella chitarra, e lo chiamavano a suonare a tutte le feste. Lui tirava fuori la sua fedele Fenderbacher Springmaster, sparava due tre accordi e subito la gente impazziva.
C'era stato pure uno, uno della città, che gli aveva detto che gli avrebbe fatto fare dei dischi, se voleva.

Ma Gionni non voleva, perché suonare la chitarra non era quello che gli piaceva fare: a lui gli sarebbe piaciuto tanto fare i formaggi.
Era proprio la sua passione, ma dovunque andava a proporsi lo mandavano via.
"Ma va là! " dicevano, "Che te sei bravo a suonare la chitarra, ti conosciamo, cosa vuoi venir qui a fare i formaggi?"
E, povero Gionni, in ogni posto era la stessa storia.
Magari erano invidiosi, magari pensavano che uno che suonava così bene non era tanto volenteroso a fare un lavoro duro come fare i formaggi, fatto sta che appena Gionni diceva il suo nome facevano una smorfia e lo mandavano via.
"Allora" si pensò il nostro "adesso non gli dico più il mio nome, mi invento un nome falso che li convinca!"
E si mise su a pensarci.
"Devo trovare un nome che li convinca che io sono nato per fare quel lavoro lì" rimuginava il Gionni, "un nome che sia chiaro che di formaggi me ne intendo!"
Il primo che gli venne fu Lola Gorgonzola, ma mica se lo poteva mettere, lui era un maschio!
Però gli venivano solo nomi così: Gisella Mozzarella, Rina Fontina, Gigliola Robiola.. non ne usciva più!
Poi, un giorno, si trovò davanti al caseificio Pattoni, del famoso commendator Pattoni, e fu come se la magia dell'ispirazione lo avesse toccato.
"C'è mica il signor Commendatore?" chiese al guardiano all'ingresso.
"Chi devo dire?" fece quello.
"Gli dica, gli dica che c'è qui… Pino Pecorino!"
Il guardiano ci rimase lì un mezzo minuto, poi decise che era meglio informare il padrone.
Dopo dieci minuti arrivò il Commendator Pattoni, con uno sguardo strano.
"E' lei che mi cerca?" chiese a Gionni, anzi a Pino.
"Proprio così, caro Commendatore! Sono Pino Pecorino e son venuto a propormi per lavorare da lei!"
Il commendatore se lo guardò ben bene, poi disse:
"Vabbè, noi saremmo già a posto così, però uno con il suo nome non me lo faccio scappare, può fare pubblicità, ma ci sarà da sudare sa?!"
"A me il lavoro non mi spaventa caro Commendatore!" fece Gionni, tutto felice "E lavorare nei formaggi è sempre stato il mio sogno!"
"Bravo!" disse il commendatore: "Il formaggio, per chi lo sa prendere, è la roba più bella che c'è!" e gli strinse la mano.

Dentro al caseificio Pattoni Gionni si diede subito molto da fare; era servizievole con tutti, e da tutti si faceva insegnare qualcosa.
I vecchi lavoranti andavano dal Commendatore a complimentarsi: "Bravo Cumenda! Ha preso proprio un bravo giovine! Quello lì andrà lontano, si vede che gli piace fare il formaggio!"
E il commendatore se lo guardava ben bene, quel Pino Pecorino che non si stancava mai.
In breve da vice sotto capo in seconda addetto ai cascami della robiola Gionni si trovò promosso: prima a capo aggiunto al mascarpone, poi a capo scelto alle mozzarelle e poi ancora come responsabile dei taleggi!! Un carrierone!
Ma a Gionni non bastava: lui voleva fare, creare!
Col permesso del commendatore si metteva in laboratorio la sera, dopo il lavoro, per dar vita ai suoi sogni.
Prima si mise a perfezionare quello che già esisteva: nacque così il gorgonzola senza la goccia, il mascarpone da grattugia e la tricotta, che era una ricotta molto più saporita.
Poi si mise ad inventare, e qui diede il massimo della sua bravura: il suo primo successo fu il grana padovano, delizioso con il brodo di gallina, e poi il famosissimo formaggio coi tappi, che era l'ideale accompagnamento per il formaggio coi buchi.
Al commendator Pattoni non era sfuggito che popò di lavorante si era tirato in bottega, con il carrierone e gli aumenti si fece avanti anche una proposta mica da ridere:
"Senta Pino" gli disse un giorno "E' chiaro che lei, come me, è nato per fare questo mestiere, che ne direbbe di entrare un po' di più in azienda?"
"In che senso commendatore?" chiese incuriosito il Gionni.
"Eh" disse quello "io son vecchio, sa? Non ho più tanta forza per tirare avanti, e alla mia figliola i formaggi non ci interessano, quella è tutta persa nei suoi libri e nella sua arte."
"Io avrei pensato di farla entrare un pochino in società, perché lei mi sembra un giovane con la testa a posto che gli piace questo lavoro qua"
"Magari commendatore!" disse Gionni "ne sarei onorato!"
E così, prima come socio di minoranza, poi sempre un po' di più, il Gionni era ormai diventato padrone come il Pattoni, e non si fermava mica! 
No, ogni sera spendeva ore in laboratorio, a inventarsi altre robe e a sperimentare altri formaggi.
Ormai i Formaggi della Pattoni erano famosi in tutto il mondo, anche nelle lontane americhe. E la Pattoni aveva clienti importanti: il re delle Isole Togo impazziva per la fontina Pattoni, voleva che ogni mese gliene spedissero trentacinque chili, il famoso cantante d'opera Buffalmacchi non iniziava a cantare se prima non si era fatto un bel panino con lo stracchino Pattoni e anche l'imperatrice del Brasile aveva un debole per la famosa tricotta Pattoni. E in tutto il mondo si parlava del gran creatore di formaggi che lavorava alla Pattoni: Pino Pecorino!
Per Gionni era veramente come toccare il cielo con un dito, tutto il giorno nei formaggi, apprezzato da clienti e colleghi, addirittura socio del suo caseificio, cosa poteva mai mancargli?
Invece il Pattoni ogni giorno si incupiva un po' di più, sempre più triste, invece di sorridere, come un tempo, strideva a fatica i denti quando il Gionni gli mostrava l'ultima invenzione o gli faceva assaggiare qualche nuova produzione.
Un giorno Gionni prese il coraggio a due mani e glielo chiese:
"Commendatore scusi se mi permetto, ma cos'é che c'ha?"
"Eh? Come?" disse il Pattoni
"No, dico. Si vede che c'ha qualcosa, non è più lui!" rincarò il Gionni.
"Eh, caro Pino, te mi hai dato delle belle soddisfazioni, ma sono molto preoccupato per la mia figliola, la mia Nerina."
"Cosa c'é?" chiese Gionni preoccupato "sta male? C'ha qualche malattia!?"
“No, no, per carità!" rispose il commendatore "Sta in salute e grazia, ma proprio non sopporta quello che facciamo qui; a lei non…" e si interruppe per cacciar giù un singhiozzone, "alla Nerina non gli… PIACE IL FORMAGGIO!!!"
"NOOO!" esplose Gionni "com'è possibile!?"
"Eh, caro Pino, mica tutti c'hanno la passione che abbiamo noi: a lei piacciono altre cose e pensa che fare il formaggio sia una cosa dozzinale, brutta!"
"Ma no commendatore! Non ci posso credere!! Ma l'ha mai portata qua!?!"
"Non ci vuole venire qui!! Dice che c'è puzza!!"
Allora al Gionni gli venne proprio il fottone, che non gli andava di vedere il Commendatore soffrire così.
“Senta Commendatore, Giovedì l’altro, se permette, la vengo a trovare a casa, così mi presenta la Nerina e vediamo se riesco a parlarle.”
“Pino” disse il commendatore “te a casa mia vieni quando vuoi che per me sei come un figlio, anche di più, ma guarda che con la Nerina non c’è niente da fare…”
“Vedremo!” Disse il Gionni, che quando faceva la voce risoluta le burrate si scioglievano e anche le mucche si impegnavano a fare il latte più buono.

Così, il giovedì dopo, Gionni si presentò per cena a casa Pattoni, come s’era messo d’accordo con il Commendatore.
Per non presentarsi a mani vuote aveva portato una bella bottiglia di vino rosso, che tanto di formaggi a casa Piattoni ce n’erano.
Si sedettero a tavola e, finalmente, arrivò ‘sta famosa Nerina.
A Gionni quasi gli veniva il singhiozzo! La Nerina era proprio carina! (Ho fatto la rima così si fa prima).
Ma era scontrosa come una scimmia del Tanganika nord occidentale (mica come quelle del sud-est, che sono simpatiche e sanno giocare a tressette).
“E qui c’è puzza!”
“Non ci sarà formaggio anche stasera?”
“Ma chi è che si è tolto le scarpe!?!”
Insomma, per tutta la cena era un continuo di punzecchiature e lamenti, tutto per far sentire a disagio Gionni e il Commendatore.
La sua mamma le diceva:”Nerina, fa la brava, che abbiamo ospiti. Ti lamenti che qui non viene mai nessuno!”
E quella: “E certo! Con l’odore di formaggio che c’è! Chi vuoi che ci venga a trovare?! Solo un formaggiaio!”
Ma Gionni non se la prendeva mica, perché a lui ‘sta Nerina gli piaceva proprio.
Così, dopo cena, provò a fare il simpatico.
“Lei” disse “Signorina Nerina, cos’è che ci piace?”
“Ah!” Esclamò quella “Cosa mi piace! Tutto, tutto tranne il formaggio, e in questa casa esiste solo quello!”
“Ma dai” disse la mamma “Digli al Signor Pino che sei andata a teatro l’altra sera.”
“E cosa ha visto?” Chiese subito il Gionni.
E la Nerina, a muso duro per far la sostenuta “Il Sogno, di Strindberg, conosce?” Che era un dramma pesantissimo e noiosissimo del tipo che alcuni teatri mettevano giù dei letti invece che le poltrone.
E il Gionni, bello bello, fa: “Credo di si; n on è per caso il dramma in cui tutto può avvenire, tutto è possibile e probabile. Tempo e spazio non esistono; su una base minima di realtà, l'immaginazione disegna motivi nuovi: un misto di ricordi, esperienze, invenzioni, assurdità e improvvisazioni?”
La Nerina!
A momenti sveniva dall’emozione, che uno così imparato in quella casa non si era mai visto!
“Ma…” cercò di dire “Ma, lei va spesso a teatro, signor Pino?”
E il Gionni, che si era preparato perché aveva chiesto aiuto alla domestica dei Pattoni e sapeva dov’era stata la Nerina, fa: 
“Ma, più che altro, no.”
Però da lì la conversazione è diventata molto meno antipatica e il Gionni e la Nerina han preso su a parlare che al Commendatore e a sua moglie non ci pareva vero.
In breve erano passati al tu e, a un certo punto, il Gionni chiese alla Nerina.
“Ma perché fai così la schizzinosa col formaggio? Lo sai che il tuo papà ci rimane male?”
E la Nerina “Ma uffa! Perché qui dentro si parla SOLO di formaggi e latticini! Non c’è un momento di ispirazione, di poesia, di musica!”
“Perché? A te ti piace la musica?”
“Certo! Mi han fatto pure prendere le lezioni di pianoforte, ma il mio sogno è di suonare la chitarra!”
“Chitarra?” Fa il Gionni.
“Si!”
“Spetta qui un momento”
E il Gionni, tra lo stupore di tutti i Pattoni se ne esce, va alla macchina e - cinque minuti dopo - rientra in casa con una bellissima Gibsophone Roadcaster, e ci fa:
“Senti un po’ se ti piace.”
Son venuti giù anche i muri.
Il Gionni Bigùd con una chitarra in mano faceva commuovere anche gli angeli e, in rapida successione, gli ha fatto:
Your cheatin’ heart di Hank Williams
Montagne verdi di Marcella Bella
White rabbit dei Jefferson Airplane
One for the road del Frank Sinatra
Il quarto movimento della sesta sinfonia di Ciaikovski, con il solo di fagotto fatto tutto sul mi cantino.

La Nerina non credeva alle proprie orecchie, aveva perso le scarpe ed era in piedi sul divano a gridare “Si! Si!” Mimando di avere una chitarra tra le mani.
Il Commendatore e sua moglie erano sbalorditi, non avevano mai visto la loro figliola così.
“Senta un po’, Pino” chiese il Commendatore “ma com’è che lei che fa formaggi da tutta una vita sa suonare così bene?”
Allora il Gionni gli ha detto tutta la storia.

Due mesi dopo il Gionni e la Nerina si sono sposati, per la gioia del Commendatore e della sua signora, Rita Pattoni Forti.
Il Gionni, ormai Gionni per tutti e non più Pino Pecorino, va sempre a lavorare nel caseificio ma, la sera, quando torna a casa, la sua Nerina è lì che lo aspetta per far suonare la chitarra al suo marito.
E lui gliele canta per bene. 

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