domenica 8 aprile 2018

Ruttacchione


Ruttacchione era un bravo pirata ma, tra i tanti difetti che ha ogni pirata che si rispetti, ne aveva uno che anche agli altri piratacci dava molto fastidio: faceva dei ruttoni terribili!
Non era colpa sua, poverino, ma certo che mangiando come un vero maialone come faceva lui la cosa diventava parecchio fastidiosa.
Non c’era pirata che salisse sulla sua nave, figurarsi poi sedersi al suo tavolo al Marinaio Mogio! Si, proprio!
Il problema era che Ruttacchione faceva non solo dei botti tremendi, ma che puzzavano pure!
Se soltanto uno avesse avuto il coraggio di avvicinarsi a lui dopo uno dei suoi tremendi ruttoni avrebbe immediatamente capito cosa Ruttacchione aveva mangiato nei giorni precedenti, si poteva rifare tutto il menù.
Con questo difettuccio che aveva non si può certo dire che Ruttacchione se la passasse bene, anzi!
Ormai erano mesi che non gli riusciva più di andare a fare qualche bel arrembaggio alle navi spagnole, per forza! Nessuno voleva navigare con uno che sparava cannonate puzzolenti!
Così, una sera, Ruttacchione si alzò dal suo tavolo e si presentò a quello di Pinin Gamba di gesso.
“ehm, scusa, Pinin. C’hai un momento?” disse, cincischiandosi il cappellaccio in mano.
“Ah, ciao Ruttacchione! Che c’è? Dimmi pure.” Rispose Pinin, mentre i suoi già coprivano i piatti di zuppa di montone e carote, temendo un colpo di Ruttacchione.
“Ecco, vedi, io… “ e BUUAARGGHH! Un ruttone spaventoso gli uscì dalla bocca.
Pinin a momenti sveniva dall’odore!
“Mangiato pesante eh, Ruttacchione?” disse, coprendosi il naso con il tovagliolo.
“No!” rispose pronto quello, “Solo due piati di cipolle in umido con i fagioli, e poi, poi…” Ruttacchione si grattò la testa e BBURAARRGGHH! Altro ruttone tremendo!
Ruttacchione annusò l’aria e disse “Ah ecco, si! Anche un po’ di cinghiale al pepe!”
Pinin era diventato bianco come un lenzuolo, e non è che gli altri tre stessero molto meglio.
“Usciamo un pochino” disse, “così respir… cioè parliamo meglio.” E si portò fuori Ruttacchione.
Mezz’ora dopo, mentre l’aria al tavolo si era fatta nuovamente respirabile, rientrò.
“E allora” sibilò Albano, “Cosa voleva quello!?”
“Oltre a spararti in faccia il menù” aggiunse Little Tony, e tutti a ridere.
“Mah, niente.” Rispose Pinin, “Domani sera viene con noi ad arrembare un galeone di cui mi ha detto” 
“Uè Pinin!” Urlarono tutti e tre in coro “Ma sei SCEMO!?!?”
“Quello lì ci fa svenire!” “Dovremo lavare la nave da cima a fondo!” “Se spara uno dei suoi ruttoni ci sente tutta la Marina Spagnola!!” dissero, parlando uno sull’altro.
Pinin, intanto, si accarezzava il baffino, sogghignando.
“Via ragazzi,” disse, “Bisogna essere gentili con quelli un po’ sfortunati. Ruttacchione non naviga da mesi ormai e non sa più come mangiare”
“Meglio” urlò Albano “Che un po’ di dieta non gli farebbe male a quello lì”.
“Comunque ho deciso.” Tagliò corto il Capitano “Domani lo aspettiamo al porto e poi ci dirà dove andare.”
“Ah si!?” ringhiò Bobby solo, “allora io non vengo!”
“Neanch’io”, “E neanch’io!” gridarono gli altri due.
“Invece verrete.” Disse calmo Pinin, “perché ho già un piano.” E sorrise, furbetto.

Così, la sera dopo, i tre erano già a bordo all’imbrunire. Tutti e tre decisi a fargliela pagare a quel fessacchione del loro Capitano, che li voleva morti per via dei rutti del pirata Ruttacchione.
Un’ora dopo, cantando canzonacce da caserma, Ruttacchione e Pinin apparvero sul molo.
“EHI! Della nave!” gridò Pinin, “Siamo arrivati. Siete pronti a salpare?”
“Diteci prima cos’ha mangiato Ruttachione!!” Fu la risposta
E quello:
“Ma niente, due cosine così, per non avere appetito più tardi: peperoni all’aglio e acciughe e due piattini di melanzane fritte col gorgonzola.”
“Ah no!!” fecero in coro i tre, “Qui non ci salite proprio, vogliamo respirare aria di mare noi, mica galleggiare nella nebbia dei tuoi ruttoni!!”
“Via, via” fece Pinin, “mettetevi ai vostri posti che Ruttacchione si accomoda nella mia cabina a poppa.” E poi, a Ruttacchione, “tutto chiaro allora? Te lo ricordi il piano!?”
“Si, si, vado subito!” e sparì nella cabina di Pinin.
Così iniziarono a navigare; dopo un’ora circa Albano e Little Tony si trovarono a commentare.
“Non so quale sia il piano di Pinin ma, finora, non ho sentito neanche un ruttone…”
“Eh, si!” disse l’altro “E non c’è neanche un po’ di puzza.”
“Mah, speriamo bene!” s dissero e ripresero a fare quello che stavano facendo.

Non sapevano che, proprio in quel momento, Ruttacchione era affacciato alla finestra di poppa, dietro alla nave, e sparava ruttoni su ruttoni in un lungo tubo di gomma che gli aveva dato Pinin. Così non si sentiva niente, né rumori né puzze.
Certo, il Criceto di mare si lasciava dietro una scia di bolle puzzolenti che salivano a galla insieme a pesci parecchio schifati ma, da che mondo è mondo, i pesci non parlano e quindi nessuno protestava.

Verso la mezzanotte di una notte senza luna giunsero in prossimità del galeone Spagnolo.
Pinin ordinò il massimo silenzio e iniziarono ad avvicinarsi, pronti a saltare a bordo e a guerreggiare con gli spagnoli.
Invece, quando ormai il Galeone era a un palmo di naso, Pinin sibilò un ordine stranissimo
“Pronto Ruttacchione? Vai a prua, che ci siamo!!”
Quello uscì dalla cabina di corsa e , tenendosi al bocca tappata con entrambe le mani, si mise nel punto più avanzato della nave.
Gli altri lo vedevano che tratteneva tutti i suoi ruttoni e stava diventando di tutti i colori! Prima giallo, poi verde, poi blu.
Quando aveva ormai raggiunto una bella tonalità di rosso Pinin gli urlò “Ora Ruttacchione! ORA!!!”
BERERERMBERROUGGRHAAEAAAMMBBREEEUEGGGHH!!!!
Un rumore spaventoso, più forte di mille cannoni, uscì dalla bocca di Ruttacchione verso il Galeone, insieme ad una nuvolaccia verde e grigia che non prometteva niente di buono.
Il capitano del Galeone e i suoi uomini udirono quel boato e, subito dopo, furono sommersi da una puzza spaventosa.
Immediatamente si misero ad urlare:
“El diablo!!! El diablo del mar!!! Estamos perdidos!!!” E si buttarono tutti in acqua.
Fortunatamente l’ultimo a buttarsi pensò bene di tagliare la corda che reggeva la scialuppa di salvataggio così che, cadendo in acqua, permettesse a tutti gli spagnoli di salirci a bordo.
Lì, tutti stretti nella scialuppina, piangevano e pregavano perché erano convinti che il diavolo del mare, che aveva fatto quel rumore spaventoso con quell’odore vomitevole, li avrebbe mangiati tutti.
Pinin e i suoi invece, rapidi come giaguari, dopo aver rispedito Ruttacchione a ruttare nel tubo, erano già saliti a bordo del Galeone e stavano portandosi via tutto.
Dopo mezz’ora di piagnistei al capitano spagnolo venne un dubbio e, pianino pianino, fece portare la scialuppa oltre al prua del suo galeone.
E fu così che vide, nell’oscurità, il Criceto dei mari allontanarsi a vele spiegate e sentì le risatone di quei piratacci che, col bottino a bordo, ancora non credevano a quanto fosse stato facile quell’arrembaggio.
Gli spagnoli risalirono a bordo ma, ovviamente, scoprirono che la polvere dei loro cannoni era stata bagnata e che le corde delle loro vele tagliate, così ogni inseguimento era impossibile.
E il capitano spagnolo piangeva come un coccodrillone.

A bordo del Criceto dei mari invece c’era festa grande!
Tutti ridevano e ballavano, coperti di sete e ori rubati agli spagnoli. Ogni tanto qualcuno andava in cabina a dare una pacca sulla spalla a Ruttacchione, ma non troppo forte, che non si sa mai…

Da quella notte Ruttacchione tornò ad essere un Piratone a tutti gli effetti, e gli equipaggi delle alte navi se lo contendevano per portarselo con loro, a patto che Ruttacchione si presentasse all’imbarco con il suo bel tubo di gomma.

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