“Signora lo faccia pure passare, ho finito la telefonata.”
La porta dell’ufficio si apre, accompagnata da una folata
fredda, alla quale il Dottor Manelli rabbrividisce.
“Posso?”
“Prego, prego. Si accomodi. Devo ricordarmi di dire al
tecnico di settare l’aria condizionata di là… fa un freddo.”
L’uomo sorride al commento e si siede.
“Dunque signor, signor…”
“Mavro. Andrea Mavro.”
“Ah sì, mi scusi, ho troppe carte qui ma c’è anche il suo
curriculum… eccolo qui!
Dunque, signor Mavro, devo dirle che ci tenevo ad incontrarla; il suo CV mi ha molto incuriosito, ne ho parlato anche con l’Amministratore Delegato…”
Dunque, signor Mavro, devo dirle che ci tenevo ad incontrarla; il suo CV mi ha molto incuriosito, ne ho parlato anche con l’Amministratore Delegato…”
“Incuriosito?”
“Eh sì, lei ha fatto delle esperienze notevoli,
Multinazionali, Corporations, Istituzioni e organismi internazionali… ne ha avute
parecchie, ma lei quando ha iniziato a lavorare?!”
“Beh, Dottore, si può dire che io lavori dalla notte dei
tempi…”
“Eh sì, appunto! Con tutte queste esperienze mi aspettavo
minimo… minimo un ottuagenario!”
“Sono lavori che mi hanno tenuto sempre molto attivo…”
“Ecco, questo è un po’ il punto, perché il CV è molto
interessante però non si capisce, non è chiaro, che ruoli aveva in tutte queste
aziende…”
“Oh, sempre lo stesso Dottore…”
“Si ma cos’era: comunicazione? Relazioni istituzionali? Qual
era il suo campo?”
“La paura.”
“Come scusi?!?”
“La paura Dottore; io, da molto tempo, mi occupo
esclusivamente di paura.”
“Temo, temo di non capire…”
“Dottore, non pensi che voglia mancare di rispetto al
direttore delle risorse umane dell’azienda cui ho sottoposto la mia candidatura
ma, mi permetta, è molto semplice!”
“C---cioè?”
“Vede, io, in tutte quelle posizioni che ho inserito nel
curriculum, e in molte altre che non segnalato, più che altro per credibilità, ho
lavorato per creare e diffondere paura. E non solo nell’ambito della
Comunicazione o delle pubbliche relazioni, mi creda.”
“Ah no?!?”
“No, sono stato impiegato in moltissimi ambiti, dai
laboratori al training, dalla progettazione alla ricerca, sempre con un unico
obiettivo: fare paura.”
“Ma.. ma perché?!”
“Dottore! Non mi faccia dire cose che lei già sa! La paura
controlla, la paura dirige!”
“P---prego??”
“Dottore, lei si occupa di risorse umane, sono sicuro che
condivida il fatto che il suo ruolo è gestire le risorse, le persone, perché si
uniscano per ottenere un risultato.”
“Beh, certo, il fine aziendale… gli obiettivi di budget…”
“Certo, certo, e quindi avrete anche qui il piano incentivi,
i premi e via dicendo.
Funziona?”
Funziona?”
“Ma, in linea di massima…”
“In linea di massima Dottore, non pienamente.”
“Beh, ma, pienamente è praticamente impossibile…”
“Con questi metodi si, mi permetta, con i miei invece è
molto più… semplice.”
“Con… con la paura?”
“Ha mai visto una folla inferocita bruciare una biblioteca? Oppure
linciare qualcuno perché del colore di pelle considerato sbagliato?”
“Ma questo, questi esempi sono di follia, da gente aizzata
per ignoranza, per razzismo.”
“Che sono i nomi che si danno alla paura, perché spesso
anche solo il nome fa paura, mi scusi il gioco di parole.”
“Ma lei, lei ha fatto queste cose?!”
“Oh no, dottore, io ho sempre operato all’interno di
organizzazioni che avevano altri scopi, che si sono avvalse del mio lavoro per
raggiungerli. Io mi limito al campo del come, il perché e il quando lo decide
sempre qualcun altro. “
“Beh, però, visto quanto mi dice, io non credo, non penso
che noi potremmo…”
“Avere bisogno di me? Più di quanto lei creda Dottore, più
di quanto lei pensi.
Vede, nel tempo, ho ampliato il mio campo di intervento. Come lei ha notato nelle poche esperienze che ho riportato nel curriculum sono passato dall’ambito istituzionale, governativo, a quello transnazionale, a quello istituzionale via via fino al commerciale.”
Vede, nel tempo, ho ampliato il mio campo di intervento. Come lei ha notato nelle poche esperienze che ho riportato nel curriculum sono passato dall’ambito istituzionale, governativo, a quello transnazionale, a quello istituzionale via via fino al commerciale.”
“Cioè?”
“Cioè che paga lo stesso infondere il timore di un’invasione,
la paura di altre credenze o religioni, il terrore della vittoria del partito
politico avverso o il far credere di essere da meno se non si possiede quel
prodotto, se non si veste quel capo o sfoggia quel marchio. É solo un po’ più
facile e veloce.
Alla base ci sono sempre io, la paura dello straniero è la stessa paura di non apparire come tutti gli altri, di non essere all’altezza. Sorda, dolorosa e spaventosa; faccio sempre lo stesso effetto. “
Alla base ci sono sempre io, la paura dello straniero è la stessa paura di non apparire come tutti gli altri, di non essere all’altezza. Sorda, dolorosa e spaventosa; faccio sempre lo stesso effetto. “
“Ma! Ma questo è immorale!!”
“Ma Dottore! Morale? Etica? Ma non crede che siano due
parole che si prestano benissimo a vestire i contenuti che io creo? Cosa è
immorale è un modo più socialmente accettabile di esprimere le proprie paure
senza confessarle! Cinquecento anni fa la paura della donna intelligente ha
dato morale ed etica ai roghi delle streghe, oggi le valorizziamo e ne
esaltiamo i risultati in tutti gli ambiti, ci limitiamo a pagarle di meno dei
loro pari grado maschi, si è mai posto questo problema? Le sembra etico? Le
sembra morale?”
“Ma cosa dice! Adesso non mi vorrà raccontare che lei ha
fomentato la caccia alle streghe cinquecento anni fa!?!”
“Come le ho detto dottore io opero dalla notte dei tempi, e
ho sempre trovato qualcuno che aveva bisogno di me, sin da quando un essere che
a malapena si reggeva in piedi ha capito che per liberarsi di quello che gli
avevo infuso poteva usare un osso, o una pietra. Sono stato rappresentato anche
in film famoso, sa?”
“Basta! Lei è un pazzo, un mitomane! Questo incontro termina
qua! Lei, lei è un essere abbietto, lei mi fa… mi fa… “
“Paura, Dottore? È normale, ci sono abituato. Ma, veda, se
ho chiesto di parlarle è proprio perché io sono sempre stato al servizio di
persone come lei.”
“Come me!? Cosa vuol dire?”
“Persone che hanno del potere, e lei ne ha in questa
azienda, ma che cercano un mezzo, un modo, per accrescerlo.”
“Ma io non ho queste voglie! Non sono mica un pazzo!”
“Certo Dottore, ma, forse, anche lei starebbe meglio se,
assumendomi, i risultati commerciali della vostra Azienda migliorassero, se la
forza lavoro fosse più - come dite voi? - coesa e votata al fine aziendale, la
paura del licenziamento è un gioco da ragazzi per me.
Lei sarebbe ancora più apprezzato e ricompensato, non crede? Avrebbe anche molte meno seccature; si immagini quanti impiegati, quadri o dirigenti verrebbero a seccarla con le loro richieste se avessero paura di lei o delle conseguenze che lei potrebbe esercitare sulle loro carriere, sul futuro loro e delle loro famiglie?!”
Lei sarebbe ancora più apprezzato e ricompensato, non crede? Avrebbe anche molte meno seccature; si immagini quanti impiegati, quadri o dirigenti verrebbero a seccarla con le loro richieste se avessero paura di lei o delle conseguenze che lei potrebbe esercitare sulle loro carriere, sul futuro loro e delle loro famiglie?!”
“No, noi siamo un’Azienda sana e – tutto sommato – felice.
Abbiamo anche vinto dei premi per il clima aziendale, sa?”
“E che ci fa con li premio dottore? Le ha dato più potere?
Ha guadagnato di più? Ha soddisfatto i suoi sogni? Si sta avverando quello
della casetta al mare che ha visto l’anno scorso, in vacanza in riviera?”
“Ma lei come fa a sape…”
“Dottore, per alimentare le paure dell’uomo bisogna
conoscere i suoi più intimi desideri, spesso semplici e, di per sé, innocui.
Sono gli ostacoli nel raggiungerli che diciamo, fanno il mio mercato. E io di
questi mi nutro, senza questi non avrei clienti…”
Il Dottor Manelli non risponde, rigira tra le mani i due
fogli del curriculum, fissandoli senza leggerli. Pensa al villino che hanno
visto, al mare, l’estate prima, con Adriana. Un sogno, era piaciuto anche ai
ragazzi; con la piscina poi!
“Bene Dottore, vedo che sta considerando il mio Curriculum,
ne sono molto contento e, mi creda, non è mia intenzione portarle via altro
tempo. I miei contatti ce li ha, quindi, se permette, la ringrazio per il tempo
che ha voluto dedicarmi e la saluto.”
Andrea Mavro si alza dalla poltrona di fronte alla
scrivania, sorridendo, si volta e – raggiunta la porta – ne afferra la
maniglia.
“Noi,” dice Manelli,”noi… ci risentiremo…”
Mavro si volta, sorride.
“Ne sono certo.”
Manelli aspetta che
richiuda la porta poi si alza e va alla finestra, aprendola.
Fuori c’è un bel sole primaverile, ma il suo ufficio
continua a rimanere gelido.
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