Il vecchio dietro la scrivania chiuse l’incartamento e tornò
a guardare l’altro, seduto su una sedia di fronte a lui.
“Quindi, è più chiaro adesso Professore?”
“Ma… io… lei…”
Il vecchio sbuffò, aprì un fascicolo, scorse alcuni fogli e
ne prese uno.
“Lei ha un curriculum straordinario: studi impeccabili e responsabile
della ricerca della più importante azienda farmaceutica a soli 34 anni. Ciononostante
mi sembra che lei si sia un po’ rinc… scusi” - si interruppe - “diciamo
smarrito?”
“Ma io, non pensavo, non credevo…”
“Ah beh, si, certo; lei è stato un uomo di scienza, quindi
queste cose della vita dopo la morte, dell’aldilà, del credere, appunto.”
“No! Non vorrei essere frainteso ma, capirà, tutto questo,
in un solo giorno… e poi qui, io, di fronte a lei…”
“Un giorno?” Ridacchiò l’altro.
“Professore, lei è morto quarantaquattro anni fa! Altro che
un giorno!”
“Quarant…” il Professore si contorse sulla sedia.
“Qui il tempo è diverso, grazie a Me! Altrimenti come crede
che potrei fare a stare dietro a tutti quelli che arrivano fin qui?”
Si accese una sigaretta, poi continuò.
“C’è una lista. Con dati e tutto. Per alcuni è una stretta
di mano: bravo, siamo felici che tu sia qui, adesso goditela. Per altri, come
lei, mi ricavo qualche momento di più, anche per tenermi un po’ aggiornato sa?
Va bene l’onnipotenza ma i numeri sono numeri, e quindi qualcuno aspetta un po’
di più, ma – sia chiaro – senza accorgersene.”
“Quindi…”
“Quindi, siccome ci tenevo a fare quattro chiacchiere con
lei, mi sono permesso di farla aspettare un po’, tutto qua. Come vede lei
neanche se ne è accorto.”
“Ma… perché?”
“Perché? Professore lei è stato un benefattore dell’umanità..
Lei ha dedicato la sua vita a salvare altre vite, se lo ricorda questo? Non ce
ne sono mica più tanti così!”
“Quindi, adesso, io sarei, io sono…”
“Oh! ci è arrivato! Proprio così, lei è in quello che di là chiamano paradiso, e se lo
è guadagnato!”
Il Professore reclinò la testa sul petto poi, sommessamente,
iniziò a singhiozzare.
“Ma cosa fa?!? Piange adesso?? Professore!! Ma lo sa che
cinque minuti fa ho parlato con un monaco benedettino che, quando ha capito, ha
fatto una corsa che neanche Tardelli quando ha segnato alla Germania in
finale??”
“Sa che poteva andare peggio!?”
“Perché, perché c’è anche…”
“Chiaro che c’è! Eccome se c’è!! Non è proprio come se lo
immaginano di là, ma c’è. Sicuro.”
“E, e come…”
“Ma niente di che, sa? É una sala d’aspetto. Un po’ spoglia,
triste. Sedie scomode e niente da leggere.” Ridacchiò.
“O-Me da leggere ci sarebbe anche, ma solo due o tre
bollettini del CRAL postelegrafonici fotocopiati male; non per cattiveria eh?
Solo per fargliela pagare un po’…”
“Ma, ma perché io? Sono solo un chimico, ho fatto quello che
tanti altri…”
“E no, Professore, lei mi è stato strumentale.”
; lei mi ha dato una mano.”
“Ma, come?”
“Professore! Si ricorda il “Male del secolo”? Il virus che
colpiva solo i malvagi? Gli esecrabili?!?”
“Lei dice la sindrome da immunodeficienza…”
“L’AIDS Professore! L’AIDS!! Gli avete anche dato un nome
sinistro, ci facevate le battute, se lo ricorda? “E’ un male inculabile” e
tutti giù a ridere!!”
“No, io non…”
“Bravo Professore! Non lei! Lei ha agito da scienziato, ha
ricercato l’origine, ha cercato la cura, ha speso i suoi giorni per trovare un
antidoto, per debellarlo…”
“Ma non ci sono riuscito…”
L’uomo mollò una manata sul piano della scrivania, facendo
traballare il portapenne.
“Non ci è riuscito dice! Ma certo che non c’è riuscito! Non
poteva!!”
“Come non…”
“Non poteva perché non doveva! Io ho fatto tutto quanto
necessario perché lei trovasse i farmaci per lenire gli effetti del virus, non
per debellarlo!”
“Ma, perché?”
“Perché?” Gridò il vecchio, “PERCHÉ!?!?”
“Ma si rende conto che vi stavate rincoglionendo? E la
famiglia tradizionale, i cristiani rinati, i pregiudizi, il non mescolarsi e
non fare questo e non fare quello… ma secondo lei ho messo in piedi tutta ‘sta
roba perché quattro stronzi repressi decidessero come dovevate comportarvi?!??!”
“Ma la trasmissione del virus avviene…”
“Per via sessuale Professore, o perché qualcuno ha deciso di
spararsi un po’ di paradiso nell’inferno che altri hanno creato per lui!
Proprio così!”
“E per via sessuale intendo tutte quelle possibili
Professore! Vi siete inventati che colpiva solo “quelli” e “quegli altri” e
invece è un virus, non fa distinzioni di genere o morale, lui! Contro natura!
Capisce?!?! Io a farvi buchi a destra e manca e loro a dire quale era quello
giusto da usare!! Roba da matti!!”
“Ma la cura non è stata trovata…”
“Ma quale cura, per Me!!! Professore, ragioni, cosa ha
notato nei pazienti cui ha somministrato i suoi farmaci?”
“Che le loro
aspettative di vita….”
“Bravo Professore! Che le loro aspettative di vita?” Disse l’altro,
poggiando le mani sulla scrivania, come a spingerla.
“Si sono, si sono allungate.”
“Oh! Vede che ci sta arrivando?”
“Prendono i farmaci che - tanto per farci sopra due risate -impediscono
al virus di trombare e vivono più a lungo dei cosiddetti sani!!!”
“Ma perché lei ha fatto, lei ha creato, tutto questo?”
“Per darvi un segnale, santo Me! Per farvi capire che
stavate prendendo la via briscola, con tutti quei pregiudizi e quei razzismi!
Per dimostrarvi che i prediletti, visto che li volete chiamare così, erano
altri!”
L’uomo si accese un’altra sigaretta e si appoggiò allo
schienale della poltrona.
“Ha presente i Bonobo? La roba migliore che ho mai fatto!
Quelli non discutono, non litigano! Trombano e mettono le cose a posto, e non
c’è maschio o femmina o natura e contro natura. Sempre belli rilassati i
Bonobo.”
“Voi no, viva la Mamma! Voi state sempre lì a questionare su
tutto: cosa credi, quanti soldi hai, da dove vieni, se sei sceso da una Rolls o
da un barcone… ma si può vivere così?!?”
“Ma, non so se posso, ma se lei…”
“Dica Professore, dica, qui siamo tra amici.”
Il Professore si schiarì la voce.
“Ma se lei aveva questa… visione, perché non l’ha fatto,
perché non ci ha fatto… così, come mi dice, da subito?”
L’uomo dietro la scrivania spense la sigaretta, alzandosi.
Andò alla porta dell’ufficio e la aprì, controllando se ci
fosse qualcuno.
Poi la richiuse e tornò alla scrivania. Si accese ancora una
sigaretta e si sedette sulla poltrona, accavallando le gambe e stendendosi
sullo schienale.
Poi, tra i fumi della sigaretta, socchiuse gli occhi
fissando il Professore.
“Sa cosa le dico Professore? Tra lei e me? È triste
ammetterlo, ma quella roba lì del libero arbitrio è stata proprio una cazzata…”
*Questo è ciò che si vuole.
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