giovedì 30 agosto 2018

Il caldo.


Il caldo era opprimente.
All’interno, dove avevano creato le aree di sostenibilità, ancora ancora si respirava: il verde, l’acqua sintetica e l’irradiazione solare filtrata del centro tenda davano almeno una sensazione di temperatura accettabile, ma lì, al Bordo, il caldo desertico penetrava la struttura senza pietà.
Che bel mestiere di merda hai trovato Gordon, pensò l’uomo, mentre si dirigeva verso l’agglomerato di costruzioni, a poche centinaia di metri dal Bordo.
Si corresse mentalmente, lì non avrebbe mai potuto vivere: isole abitative contornate da campi di riconversione, dove si accumulavano rifiuti e rottami per essere poi selezionati e riciclati secondo necessità e priorità dagli operai che ci abitavano.
Certo, il mestiere era di merda ma, almeno, l’alloggio glielo avevano assegnato in terza fascia,
Non proprio il centro tenda, lì ci vivevano solo i Coltivatori, e neanche la seconda fascia, occupata dai Necessari.
Lui, come Utile, poteva contare su un monolocale al 38°, e certo non se ne lamentava.
A piedi, meglio non farsi vedere in bicicletta da queste parti, era arrivato alle unità abitative dei Marginali.
Scavalcò il fascio di cavi che dagli specchi fuori Bordo portavano l’elettricità alle case, nel vano tentativo di rinfrescarle con i ventilatori, e si avviò verso l’unico bar della zona.
Entrò; un’unica sala dominata dalle pale del ventilatore sul soffitto, che giravano lentamente.
Chiese una birra, asciutta ovviamente, e si sedette ad un tavolo in fondo, tirando fuori dalla cartella un fascio di carte da esaminare, come fosse un controllore dell’approvvigionamento qualsiasi. Nessuno fece caso all’ennesimo sconosciuto passato di lì per cercare refrigerio e Gordon incominciò a lavorare.
Ascoltava, ascoltava per ore le chiacchiere più casuali, dalle inutili alle penose. Quanto parlano gli uomini al bar.
Proprio mentre stava per ordinare la seconda birra (mai più di due, avrebbe dato nell’occhio, o qualcuno avrebbe iniziato a parlare a lui) percepì il segnale.
L’uomo, un magrolino che intravedeva di spalle, al bancone, aveva risposto ad una discussione sul quantitativo settimanale di rottami da cui estrarre metalli rari.
Una discussione come tante altre, già sentite altre volte, ma la risposta dell’uomo aveva attirato l’attenzione di Gordon.
Aveva detto: “E avranno ragione tutti ‘sti scienziati!”
Una frase su cui nessuno, in quel posto sperduto nel caldo, era intervenuto.
Ma Gordon l’aveva notata. Era un segnale.
Attese che l’uomo finisse di bere e abbassò lo sguardo, giocherellando con il piatto della birra.
Quando la luce della porta che si apriva colpì il suo tavolo rialzò lo sguardo e colse la sagoma dell’uomo stagliarsi contro il muro di luce infocata dell’esterno.
Senza fretta pagò e uscì, guardando casualmente il suo orologio per fingere un impegno.
L’uomo camminava lentamente lungo il bordo dei palazzi; Gordon lo seguì, avendo cura di maneggiare un pezzo di carta che non aveva riposto nella cartella, come a cercare un indirizzo.
Lo vide entrare in un blocco di soli tre piani, come erano molti lì, al Bordo, e lo seguì senza fretta.
Con il passe-partout entrò nell’androne e ascoltò i passi dell’uomo sulle scale, contandoli.
Alla chiusura della porta calcolò il piano e, con una rapida occhiata al ballatoio, anche quale porta l’uomo si era chiuso alle spalle. Non un lavoro difficile per chi aveva l’esperienza di Gordon.
Nei primi anni era stato più facile: non si nascondevano, pensavano addirittura di fondare un partito.
Solo quando le immagini del Presidente e degli industriali, consegnati al grande deserto, erano state diffuse la cosa era diventata molto più difficile.
L’opinione pubblica si era divisa: chi aveva esultato e chi aveva gridato che era inumano.
Ma sotto le tende lo spazio vitale era esiguo, non c’era posto per tutti.
Qui, dove una volta c’erano gli Stati Uniti d’America, era andata anche bene: Ogni città con almeno un milione di abitanti era riuscita a costruirne una.
In tutta l’Africa ce n’erano solo sette.
Sette, e neanche tanto grandi.
Poi c’erano gli autonomi che, in qualche modo, un po’ in tutto il mondo, erano riusciti a costruire delle strutture simili; ma spesso mancavano dei sistemi di riconversione energetica, del riciclaggio, oppure si fidavano ancora a usare l’acqua naturale, con conseguenze che nessuno poteva immaginare.
Gordon bussò.
L’uomo, senza neanche chiedere chi fosse, aprì; sorrideva.
“Mi scusi, pensavo fosse… fosse la vicina… chi è lei?!”
“Gordon Wallace, ispettore della Localizzante, potrei parlarle?”
In una frazione di secondo l’uomo cercò di richiudere la porta, ma Gordon aveva già in mano la paralizzatrice, e lo stese.
Spingendo il corpo dell’uomo, ormai inerte, aprì a fatica la porta e la richiuse. Doveva indagare e non voleva essere interrotto da vicini pietosi o amici compiacenti.
Il monolocale era ordinato, il compito sarebbe stato più facile.
Il computer sulla scrivania era pulito, Gordon lo sapeva già, ma aveva fatto il solito controllo di routine, giusto per vedere se riusciva a risparmiarsi un po’ di seccature.
Allora si mise a cercare, e lo trovò subito.
Nascosto tra magliette e altri oggetti trovò un computer di circa dieci anni prima, un classico, Gordon si chiese perché non se ne liberassero mai.
Con il monitor universale, che permetteva di connettersi anche con porte e protocolli ormai obsoleti, lo accese.
Dai documenti dell’uomo, ancora semi stordito, appurò che si chiamava Roger Banks; la password non era Regor (primo tentativo) ma Skanb; certa gente non aveva proprio fantasia.
Poi cercò, e trovò quello che cercava.
Centinaia di post su siti social, con un’id ormai inesistente, in cui Roger Banks irrideva alla minaccia del cambiamento climatico, lettere irate in cui Banks tacciava gli “scienziati”, con tanto di virgolette, di essere dei meri annunciatori di disgrazie al soldo di qualche multinazionale salutista.
Tanto gli serviva.
Dopo il grande Cambiamento, quello che aveva desertificato il mondo e costretto i sopravvissuti ad organizzarsi in una nuova società, all’ombra delle tende, i negazionisti erano stati condannati, tutti.
Certo, non se ne faceva più grande notizia, come nel caso del Presidente e dei suoi amici industriali, ma un posto, uno spazio vitale in più e una bocca in meno sotto la tenda facevano sempre comodo.
Mentre Roger Banks si riprendeva, guardando atterrito il suo vecchio computer e le verità sul suo passato che conteneva, Gordon compose il numero della centrale.
“Peter? Sono Gordon; sono al Bordo, quadrante Nord-Ovest, blocco 248. Ne ho trovato uno. Mandami una squadra di accompagnatori, che il signore qui sta per farsi un viaggetto al caldo.”


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