Il caldo era opprimente.
All’interno, dove avevano creato le aree di sostenibilità,
ancora ancora si respirava: il verde, l’acqua sintetica e l’irradiazione solare
filtrata del centro tenda davano almeno una sensazione di temperatura accettabile,
ma lì, al Bordo, il caldo desertico penetrava la struttura senza pietà.
Che bel mestiere di merda hai trovato Gordon, pensò l’uomo,
mentre si dirigeva verso l’agglomerato di costruzioni, a poche centinaia di
metri dal Bordo.
Si corresse mentalmente, lì non avrebbe mai potuto vivere:
isole abitative contornate da campi di riconversione, dove si accumulavano
rifiuti e rottami per essere poi selezionati e riciclati secondo necessità e
priorità dagli operai che ci abitavano.
Certo, il mestiere era di merda ma, almeno, l’alloggio
glielo avevano assegnato in terza fascia,
Non proprio il centro tenda, lì ci vivevano solo i Coltivatori,
e neanche la seconda fascia, occupata dai Necessari.
Lui, come Utile, poteva contare su un monolocale al 38°, e
certo non se ne lamentava.
A piedi, meglio non farsi vedere in bicicletta da queste
parti, era arrivato alle unità abitative dei Marginali.
Scavalcò il fascio di cavi che dagli specchi fuori Bordo
portavano l’elettricità alle case, nel vano tentativo di rinfrescarle con i
ventilatori, e si avviò verso l’unico bar della zona.
Entrò; un’unica sala dominata dalle pale del ventilatore sul
soffitto, che giravano lentamente.
Chiese una birra, asciutta ovviamente, e si sedette ad un
tavolo in fondo, tirando fuori dalla cartella un fascio di carte da esaminare,
come fosse un controllore dell’approvvigionamento qualsiasi. Nessuno fece caso
all’ennesimo sconosciuto passato di lì per cercare refrigerio e Gordon
incominciò a lavorare.
Ascoltava, ascoltava per ore le chiacchiere più casuali,
dalle inutili alle penose. Quanto parlano gli uomini al bar.
Proprio mentre stava per ordinare la seconda birra (mai più
di due, avrebbe dato nell’occhio, o qualcuno avrebbe iniziato a parlare a lui)
percepì il segnale.
L’uomo, un magrolino che intravedeva di spalle, al bancone,
aveva risposto ad una discussione sul quantitativo settimanale di rottami da
cui estrarre metalli rari.
Una discussione come tante altre, già sentite altre volte,
ma la risposta dell’uomo aveva attirato l’attenzione di Gordon.
Aveva detto: “E avranno ragione tutti ‘sti scienziati!”
Una frase su cui nessuno, in quel posto sperduto nel caldo,
era intervenuto.
Ma Gordon l’aveva notata. Era un segnale.
Attese che l’uomo finisse di bere e abbassò lo sguardo,
giocherellando con il piatto della birra.
Quando la luce della porta che si apriva colpì il suo tavolo
rialzò lo sguardo e colse la sagoma dell’uomo stagliarsi contro il muro di luce
infocata dell’esterno.
Senza fretta pagò e uscì, guardando casualmente il suo
orologio per fingere un impegno.
L’uomo camminava lentamente lungo il bordo dei palazzi;
Gordon lo seguì, avendo cura di maneggiare un pezzo di carta che non aveva
riposto nella cartella, come a cercare un indirizzo.
Lo vide entrare in un blocco di soli tre piani, come erano
molti lì, al Bordo, e lo seguì senza fretta.
Con il passe-partout entrò nell’androne e ascoltò i passi
dell’uomo sulle scale, contandoli.
Alla chiusura della porta calcolò il piano e, con una rapida
occhiata al ballatoio, anche quale porta l’uomo si era chiuso alle spalle. Non
un lavoro difficile per chi aveva l’esperienza di Gordon.
Nei primi anni era stato più facile: non si nascondevano,
pensavano addirittura di fondare un partito.
Solo quando le immagini del Presidente e degli industriali,
consegnati al grande deserto, erano state diffuse la cosa era diventata molto
più difficile.
L’opinione pubblica si era divisa: chi aveva esultato e chi
aveva gridato che era inumano.
Ma sotto le tende lo spazio vitale era esiguo, non c’era
posto per tutti.
Qui, dove una volta c’erano gli Stati Uniti d’America, era
andata anche bene: Ogni città con almeno un milione di abitanti era riuscita a
costruirne una.
In tutta l’Africa ce n’erano solo sette.
Sette, e neanche tanto grandi.
Poi c’erano gli autonomi che, in qualche modo, un po’ in
tutto il mondo, erano riusciti a costruire delle strutture simili; ma spesso
mancavano dei sistemi di riconversione energetica, del riciclaggio, oppure si
fidavano ancora a usare l’acqua naturale, con conseguenze che nessuno poteva
immaginare.
Gordon bussò.
L’uomo, senza neanche chiedere chi fosse, aprì; sorrideva.
“Mi scusi, pensavo fosse… fosse la vicina… chi è lei?!”
“Gordon Wallace, ispettore della Localizzante, potrei
parlarle?”
In una frazione di secondo l’uomo cercò di richiudere la
porta, ma Gordon aveva già in mano la paralizzatrice, e lo stese.
Spingendo il corpo dell’uomo, ormai inerte, aprì a fatica la
porta e la richiuse. Doveva indagare e non voleva essere interrotto da vicini
pietosi o amici compiacenti.
Il monolocale era ordinato, il compito sarebbe stato più
facile.
Il computer sulla scrivania era pulito, Gordon lo sapeva
già, ma aveva fatto il solito controllo di routine, giusto per vedere se
riusciva a risparmiarsi un po’ di seccature.
Allora si mise a cercare, e lo trovò subito.
Nascosto tra magliette e altri oggetti trovò un computer di
circa dieci anni prima, un classico, Gordon si chiese perché non se ne
liberassero mai.
Con il monitor universale, che permetteva di connettersi
anche con porte e protocolli ormai obsoleti, lo accese.
Dai documenti dell’uomo, ancora semi stordito, appurò che si
chiamava Roger Banks; la password non era Regor (primo tentativo) ma Skanb;
certa gente non aveva proprio fantasia.
Poi cercò, e trovò quello che cercava.
Centinaia di post su siti social, con un’id ormai
inesistente, in cui Roger Banks irrideva alla minaccia del cambiamento
climatico, lettere irate in cui Banks tacciava gli “scienziati”, con tanto di
virgolette, di essere dei meri annunciatori di disgrazie al soldo di qualche
multinazionale salutista.
Tanto gli serviva.
Dopo il grande Cambiamento, quello che aveva desertificato
il mondo e costretto i sopravvissuti ad organizzarsi in una nuova società,
all’ombra delle tende, i negazionisti erano stati condannati, tutti.
Certo, non se ne faceva più grande notizia, come nel caso
del Presidente e dei suoi amici industriali, ma un posto, uno spazio vitale in
più e una bocca in meno sotto la tenda facevano sempre comodo.
Mentre Roger Banks si riprendeva, guardando atterrito il suo
vecchio computer e le verità sul suo passato che conteneva, Gordon compose il
numero della centrale.
“Peter? Sono Gordon; sono al Bordo, quadrante Nord-Ovest,
blocco 248. Ne ho trovato uno. Mandami una squadra di accompagnatori, che il
signore qui sta per farsi un viaggetto al caldo.”
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