martedì 7 aprile 2020

Il Signor Grattapancini



Il ragionier Artemio Sguazzoni era un uomo mite, sulla mezza età; ormai orfano da tempo, viveva solo nel suo appartamentino al terzo piano, peraltro salutando sempre i condomini.
Non aveva moglie né figli, e neanche cani e gatti. L’unica compagnia era rappresentata dal ragno di casa, soprannominato Ottavio per ovvie ragioni, che Sguazzoni trattava con attenzione e con cui, magari quelle sere che proprio non c’era niente alla TV, intratteneva dei lunghi monologhi.
Una sera però, mentre si stava quasi appisolando guardando la TV, sentì un pianto strappacuore venire dalla parete: era il pianto di un bambino, e Sguazzoni era particolarmente sensibile al pianto dei bambini.
Aprì la porta di casa e capì subito che il pianto veniva dall’appartamento dei Tindelli, i suoi vicini, che avevano due bambine.
Sguazzoni le vedeva a volte giocare in cortile, la piccola Marta e sua sorella più grande, Matita o Matituzza, come la chiamava la madre. Due bambine molto carine.
Senza sapere neanche perché, ma sentendo che doveva fare qualcosa, bussò.
Aprì il papà, che, per niente sorpreso di vedersi davanti il vicino a quell’ora disse subito: “Eh scusi ragioniere, è la Marta, la nostra piccolina. Ogni sera, quando cerchiamo di metterla nel suo lettino, è sempre la stessa storia.”
Il ragioniere sorrise e entrò; il Tindelli, imbarazzato, mentre lo faceva passare provò a sminuire la cosa: “Eh, sa, son bambini, abbiamo anche sentito il Corvaccioni, il pediatra delle star, e ci ha detto che è normale, la paura del sonno e cose così.” poi riprese, “È una bella seccatura, abbiamo provato di tutto per convincerla: dal biberon ai pupazzi, dagli aerosol di xanax fino ai BTP a tre anni, ma non c’è niente da fare…”
Lo Sguazzoni sorrise: “Niente dice? Mi faccia provare una cosa…”
Si era ricordato di sua nonna, Orietta, e di come facesse addormentare i bambini di tutta la cascina con la sua saggezza contadina.
La scena nella cameretta delle bambine era terrificante: Matituzza, con occhi sonnacchiosi, si rigirava nel letto in attesa della quiete mentre la madre, la signora Adalgisa, cercava di spingere nel lettino a stanghe lì vicino la sorellina.
Questa, ancorata alle stanghe del lettino, opponeva alle spinte materne una forza incredibile per la sua mole, urlando allo stesso tempo tutta la sua contrarietà che neanche nei concerti delle bande di capelloni americani.
Il ragioniere non si scompose e con un “Permette?” a cui era impossibile replicare, prese la piccola, la rigirò tra le sue braccia e cominciò delicatamente a grattarle il pancino.
L’infante, dopo l’iniziale sbigottimento, accennò alla ripresa delle emissioni sonore, ma quella sensazione nuova e parecchio piacevole sul pancino la costrinse ad ammutolirsi, a mostrare l’apprezzamento tramite espressione facciale compiaciuta e soddisfatta, tipo post poppata, e, finalmente, a calare le palpebre per prodursi in un sommesso russicchiare, mentre Sguazzoni la posava nel lettino.
Il silenzio così improvviso era sceso anche sugli altri tre membri della famiglia; per Matituzza però solo per qualche secondo, perché aveva già raggiunto la sorellina a giocare con Morfeo.
I due genitori, ancora a bocca aperta, scortarono il ragioniere in salotto e, ricompostisi, lo subissarono di domande.
Il povero Sguazzoni, sorridendo, cercò di spiegare che non era niente di speciale, che sua nonna lo faceva con i bambini della cascina...
Non poteva saperlo, ma stava per iniziare il suo calvario.
La mattina dopo, grazie ad un breve aggiornamento dei social da parte degli ancora increduli genitori di Marta, il nome di Sguazzoni era noto in tutta la città.
E, infatti, la sera stessa, mentre stava lavando i suoi usuali due piatti sentì suonare il campanello.
Di fronte alla porta gli si palesò uno sconosciuto, con aria affranta e gli occhi cerchiati: “È lei il ragionier Sguazzoni? Abbiamo sentito parlare di lei, potrebbe mica venire dal mio Agenorino, che non riusciamo proprio a farlo dormire e sono già sette sere di fila, porca l’oca!?!”
Lo Sguazzoni, che s’era capito aveva un debole per i bambini, dopo un momento di stupore disse che sì, il tempo di prendere il cappotto.
E così salì in macchina dell’uomo e si fece portare dall’altra parte della città, dove il piccolo Agenore, come Marta la sera prima, si addormentò subito dopo la sua gentile grattatina sulla pancia.
Rientrando a casa, per la verità ancora un po’ confuso dopo quel viaggio inaspettato e i mille ringraziamenti dei genitori, trovò il Tindelli sul pianerottolo, rimbombante dello straziante pianto della sua bambina.
“Ragioniere, mi scusi ma ci risiamo, potrebbe mica passare un momento e fare la sua cosa?”
Lo Sguazzoni, che aveva capito dalla mamma di Agenore che il suo nome era stato fatto circolare su questa roba che si chiamava “social” tentò di opporre una pallida resistenza: “Ma guardi dottor Tindelli che è una cosa semplice, che la potete fare anche voi…” ma l’altro già scuoteva il capo “No, no ragioniere, ci abbiamo provato ma niente, è proprio come lo fa lei.” E intanto lo trascinava verso la camera delle bambine.
Insomma, ogni sera la stessa storia. E a nulla valevano le rimostranze e le spiegazioni del ragioniere, ogni genitore in città pretendeva che fosse lui, lo Sguazzoni proprio, a grattare il pancino dei loro bambini.
Si sa che l’uomo, quando si trova davanti alla sua incapacità e ignoranza, tende a rifugiarsi negli dei e negli eroi e così il ragioniere, sempre grazie a ‘sto social che ancora non aveva capito bene bene chi fosse, ormai era diventato una celebrità richiestissima: anche chi non lo conosceva di persona sapeva che l’unica soluzione per far addormentare i bambini era il Signor Grattapancini, come lo avevano subito battezzato.
E non solo in città! Il povero Sguazzoni riceveva chiamate da tutta la penisola, da Ortisei a Canazei, con richieste di intervento che sarebbero state ricompensate, perché lui lo diceva subito che non voleva soldi, minimo minimo con un piatto di canederli o di malloreddus.
Raggiunto da questa storia un alacre redattore del “Qualunquale”, quotidiano noto per la serietà e la pacatezza delle opinioni espresse, si buttò subito sulla notizia, consultando qualsiasi fonte non avesse la neanche minima conoscenza dei fatti. Tanto bastavano i nomi dei protagonisti.
Per ovvie esigenze di cronaca quindi il ragioniere era diventato un ingegnere elettronucleare, che viveva da solo nel suo appartamento da 7000 metri cubi insieme ai suoi quindici alani, la piccina dei Tindelli una pericolosa monella con tendenze stragiste, e, sempre all’insegna dell’informazione precisa e imparziale, scrisse che il metodo era stato inizialmente sperimentato in un segretissimo laboratorio dell’Uzbekistan ma poi i comunisti avevano ucciso tutti gli scienziati coinvolti, per non farlo sapere all’Occidente gnegnegné!
Il direttore del giornale, uomo di profonda sapienza e dalle spiccate doti filantropiche, si limitò a correggerlo cambiando il titolo che, per mettere le cose nella giusta prospettiva, trasformò da “Uomo scopre il segreto per far addormentare i bambini” ad un ben più attinente “Grattare la pancia fa venire l’AIDS?”, tra le grida di giubilo della redazione.
La sera stessa, durante l’ennesima comparsata in TV, il senatore Giorgeo, capo dell’opposizione filogovernativa per un’alternativa democratica ma dai poteri forti (che chiudesse i porti, aprisse le chiese e temporizzasse i semafori) si lanciò in un elogio pubblico del ragioniere, definendolo italiano, cristiano, sicuramente patriota e quindi incondizionatamente proteso a respingere quelli che volevano venire qui a grattare le pance nostrane. Concludendo con un roboante “grattiamoli a casa loro!”
La conduttrice, una seria professionista televisiva, si limitò ad invocare la protezione della Santa Vergine di Guadalupe sul ragioniere, sui piccini insonni di tutto il mondo, anche quelli di un colore diverso dal normale, e – soprattutto – su tutti quelli che si sarebbero ricollegati dopo la pausa per gli interessantissimi consigli per gli acquisti.
Ma il ragioniere non ne seppe nulla, perché ormai il patatrac era fatto.
Ogni sera, infatti, una colonna di automobili si formava sotto casa, dove un vicino infastidito dalle citofonate a casaccio aveva fatto apporre una targa apposita (Signor Grattapancini, terzo piano interno 4), per scortare il ragioniere in giro per la città e poi, a grattatina fatta, farlo salire nell’auto successiva.
Sguazzoni resisteva, perché a lui non piaceva sentir piangere i bambini ed effettivamente grattargli il pancino era molto bello, ma la situazione era al collasso.
Per fortuna intervennero le autorità, nella persona del Signor Governatore Generale e Totale della Regione Transpadanica.
Preoccupato per il rumoroso traffico notturno e le proteste dei suoi elettori con figli grandi, che si sentivano giustamente esclusi, convocò lo Sguazzoni e gli illustrò il suo piano.
“Ingegnere, lo consideri ormai cosa fatta!” disse, da dietro la sua modesta scrivania in travertino e carbonio (a sintetizzare il sapere antico ma proiettato all’innovazione tipico delle nostre genti) e indicando il tavolo su cui era appoggiato un plastico.
“Le piace?” riprese, indicando con il capo il modellino composto da tre torri, arditamente proiettate verso l’alto in forma di fiamma e sovrastanti un complesso di edifici tra cui si poteva scorgere anche un centro commerciale già suddiviso per marchio di sponsor. “C’è anche l’ampio parcheggio sa?”
“Ma…” balbettò il ragioniere, “Ma cos’è?”
“Ma come! Sguarroni! È il nuovo centro euregionale di Pratica Narcoinducente Infantoventregrattante!”
“Ce lo invidiano già in tanti sa? Abbiamo ricevuto aiuti e richieste anche dalla Cocincina e dalla Cappadocia, Un gioiello che già giovedì l’altro, massimo venerdì mattina, avrà più di 2500 posti letto, dove prima c’era un malsano bosco di olmi secolari!!”
“Ma io che c’entro?” chiese, quasi un po’ stupito, Sguazzoni.
“Ma se è lei che l’ha ispirato! Noi ci siamo limitati a concentrare un gruppo di esperti, molto preparati, gente con due o tre avvisi di garanzia alle spalle, gente che ha sempre voglia di fare, e taaac! Hanno prodotto questo gioiellino a sua completa disposizione! Questo è il regno in cui lei opererà già cinque minuti dopo l’inaugurazione e il necessario party!”
“Operare? Io!? Con 2500 letti?”
“Ma sì, abbiamo studiato il tutto al millimetro: stabilendo che il picco sarà verso le nove, nove e mezza, abbiamo calcolato un calendario d’esercizio suddiviso in 250 turni da 10 minuti l’uno, così lei potrà dedicarsi ad ognuno dei 2500 piccoli in giusto un paio d’ore!”
“Ma 250 per 10 minuti fa…”
“Ma non si perda nei dettagli Professore! Se le dico che è tutto studiato apposta! Arriveranno da ogni dove pur di far addormentare quelle bestiole!” e aggiunse: “Dobbiamo far presto sa? Che qui gli americani si sono già mossi!”
Anche all’estero, infatti, la storia del Signor Grattapancini aveva avuta la sua eco: una nota ditta di apparecchiature elettroniche si era affrettata a lanciare un apparecchio - l’iPrurito? - che, tramite la connessione wi-fi e l’acquisto della app dedicata, si poteva appoggiare sul pancino dei bambini di tutto il mondo, almeno di dove si potesse eseguire un pagamento online, e simulava l’azione del grattare la pancia.
Non è che funzionasse proprio, però era disponibile in sette fantastici colori moda.
Sguazzoni, ancora frastornato, non ascoltava più le parole dell’altro.
Il suo cervello, cervello di ragioniere, iniziò a ragionare. Si ricordò di un vecchio racconto di Pirandello, letto quasi svogliatamente in terza media e, sempre dentro di sé, giurò di aver sentito un treno fischiare, in lontananza.
“Benissimo eccellenza!” esclamò, interrompendo lo sproloquio del suo ospite.
“Allora, se lei permette, io vado a prepararmi per l’inaugurazione! Sarebbe così gentile da favorirmi un’auto blu, sa, per evitare il traffico?”
“Bravo Sguardoni!” disse l’altro “Adesso sì che ci capiamo! C’è altro che possiamo fare per lei?”
“Adesso che me lo dice, sì.” rispose il ragioniere, che aveva contato su quella domanda “Se potessimo deviare fino all’aeroporto, che devo andare ad accogliere la mia assistente personale. Capirà, è svedese e non parla la nostra lingua, ma mi è molto utile per concentrarmi…”
Il governatore lo guardò con occhi lucidi, quasi commosso: “Sguavazzi, mi sa che io e lei faremo molta strada insieme.”
Il resto lo sapete, perché l’hanno riportato tutti i media.
La misteriosa sparizione del ragioniere, l’aeroporto sotto sequestro per le indagini del caso, le accuse ai partners europei e ai servizi segreti dell’Uzbekistan.
Ma nessuno è mai riuscito a collegare quei fatti al simpatico ometto che, misteriosamente apparso sulla spiaggia di Tabwakea, nell’isola di Kiribati, passa la sua giornata ad assistere i locali nei pochi calcoli a loro necessari, tipo moltiplicare i pesci per i pani disponibili, aiutare i ragazzi in matematica e, la sera, visitare qualche capanna in cui un bambino piange perché non vuole andare a dormire.
Per il resto sta lì, a grattarsi la pancia.  

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